Due camorristi intercettati criticano le modalità seguite da un loro sodale mentre va a chiedere una estorsione
Nell’ambiente criminale, lo conoscono come uno «tutto fumo e niente arrosto». «Si veste da guappo, vuole parlare di malavita, e poi alla prima occasione, se ne scappa con la coda in mezzo alle gambe, peggio dei cani», afferma un camorrista (di un potente clan del Vesuviano), mentre parla con un suo «parigrado». Stanno discutendo (intercettati dagli 007 dell’Antimafia che indagano sulla cosca) di quanto capitato a un affiliato, certamente di rango inferiore, che continua a dare sfoggio della nulla capacità «a farsi rispettare».
«Dico io – argomenta il malavitoso più anziano, rivolto al suo interlocutore –, sei andato a chiedere i soldi, e allora vai preparato, fai l’uomo. E invece? Quello ha abbuscato (è stato picchiato, ndr). E poi ha detto che tornava con la pistola». «Ma a chi l’ha detto, a loro (a quelli da cui è andato a chiedere l’estorsione, ndr)?», chiede il camorrista più giovane. «Ma quando mai – gli viene risposto -, ha abbuscato e se n’è scappato, poi è venuto dentro al “capannone” (luogo in cui evidentemente sono soliti ritrovarsi gli affiliati, ndr) e ci ha raccontato che cosa era successo, dicendo che se non lo pagavano, andava a prendere la pistola».
«Mo, dico io, se eri uomo, la pistola te la dovevi portare prima; non te la sei portata e ti hanno pure picchiato? Allora, ti alzavi da terra, zitto e muto, andavi a casa, prendevi la pistola e poi gliela scaricavi addosso», rincara la dose il ras. Che continua: «Il punto è che quello non è buono proprio, fa solo finta, parla che lui è malamente, che sta in mezzo alla strada, ma alla fine fa solo chiacchiere e brutte figure».