L’omicido del boss perpetrato da Paolo Di Lauro per saziare la sua fame di potere malavitoso
Il superboss Paolo Di Lauro oggi è uno dei malavitosi più conosciuti della camorra napoletana. Ma come ha iniziato la sua orribile «carriera»? Prima di diventare uno dei più temuti capoclan, era un cosiddetto «magliaro». Un venditore ambulante propenso al malaffare, come spiega Emilia Brandi, conduttrice di «Cose Nostre». Grazie alla sua propensione alla malavita diventò presto un uomo fidato del boss Aniello La Monica detto «O Macellaio», precursore del narcotraffico. Per il suo clan «Ciruzzo o’ milionario» teneva i conti e per questo fu definito «ragioniere».
Ma evidentemente Paolo Di Lauro aveva altre aspirazioni e, secondo quanto ricostruito dalle indagini, decise di uccidere, insieme a Prestieri, La Monica. A bordo di un’auto, i due avrebbero dapprima investito l’obiettivo e poi, prima ancora che il corpo cadesse sull’asfalto, l’avrebbero crivellato di colpi. Muore così, a 35 anni, «O Macellaio». A Secondigliano, nel suo quartiere, dove era molto temuto e considerato, nel giorno dei suoi funerali si fermarono le attività per omaggiare il boss deceduto, il popolino non volle mancare all’evento.