di Fabrizio Geremicca
“Momentaneamente non visitabile”. E’ la scritta che appare a chi si affacci alla pagina internet ufficiale della riserva naturale statale di Vivara, l’isolotto collegato a Procida da un ponte, che in realtà fu costruito come sostegno per le tubazioni di un acquedotto, e che è uno scrigno prezioso di biodiversità e di testimonianze archeologiche. Risalgono queste ultime all’epoca micenea e sono state oggetto di studi e ricerche da parte di varie Università. Nell’anno di Procida Capitale della Cultura la riserva statale istituita circa venti anni fa continua a non essere visitabile.
«Vivara momentaneamente non è visitabile»
I proprietari – gli eredi Diana che in tribunale fecero valere alcuni anni fa le loro ragioni sull’ente Albano Francescano – avanzano pretese economiche che l’ente gestore guidato da Rino Esposito, esponente molto noto della Lipu ed ex presidente del Parco del Vesuvio, ritiene di non poter soddisfare. L’ipotesi di un esproprio da parte dello Stato, che metterebbe fine alla curiosa situazione di un isolotto che è riserva naturale statale, ma è proprietà privata, non decolla, forse anche per il timore che i Diana mettano in campo una serie di ricorsi che determinerebbero un contenzioso piuttosto complesso.
Il risultato è che si rischia la figuraccia di portata internazionale, vale a dire che i turisti provenienti da ogni parte d’Italia e da altri Paesi per le manifestazioni di Procida Capitale della Cultura non possano accedere a Vivara. Se dovesse accadere, e forse ancor prima, Esposito, che ha già indirizzato recentemente varie lettere al ministro della transizione ecologica, potrebbe rassegnare le dimissioni, complice la circostanza che, nel frattempo, la riserva ha perso anche due unità di personale che ad esse erano state distaccate da altre amministrazioni. Se davvero si dimetterà, sfumeranno le speranze di chi sperava in un futuro diverso dopo gli anni tribolati nei quali la presidenza del comitato di gestione era stata affidata dal ministero dell’Ambiente al duca Amedeo d’Aosta, che ben poco si vide sull’isolotto, ed al re delle cravatte Maurizio Marinella, del quale si ricorda soprattutto la realizazzione di quegli accessori di abbigliamento con il logo dell’isolotto.
Procida, la capitale (della cultura) più triste
Il problema – si diceva – l’ostacolo all’apertura di Vivara ai visitatori, sia pure con le regole indispensabili a rispettarne la biodiversità, sono i soldi. Nell’ultima riunione del comitato di gestione gli eredi Diana, che ne fanno parte, hanno avanzato la richiesta di 23.890 euro in una unica soluzione forfettaria da incassare all’inizio del 2022 in riferimento agli introiti delle visite guidate ed hanno chiesto che per tutte le altre attività si proceda con accordi separati ne quali stabilire un quantum in denaro per la proprietà, da definire di volta in volta. Hanno aggiunto che l’accordo non includerebbe “tutte le attività di promozione giornalistica dell’isola, su cui la proprietà chiede un ristoro economico”. Le richieste dei Diana, però, secondo la maggioranza del comitato di gestione ed il suo presidente, sono irricevibili. Sostengono che l’unico discorso praticabile sia quello di destinare loro un ristoro pari a 23.890 euro calcolato sulla percentuale dei biglietti di ingresso per le visite ed in ragione del dato storico dei visitatori degli anni passati, quei pochi anni nei quali Vivara è stata accessibile. Nulla di più può essere erogato ai Diana, secondo il presidente e la maggioranza del comitato di gestione, anche sulla base dei principi – scrivono – “di ragionevolezza, proporzionalità e prudenza di cui ai pareri dell’Avvocatura dello Stato e del Collegio dei Revisori dei Conti”. Ogni giorno che passa, dunque, si concretizza l’ipotesi che circa un anno fa Agostino Riitano, il regista di Procida Capitale della Cultura, commentava con uno scaramantico ”non voglio neppure pensare possa accadere”. Vale a dire che Vivara resti fuori dagli eventi della rassegna.