Palamara è stato interrogato a Perugia relativamente a una intercettazione di Legnini
C’è un’inchiesta dell’ex presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, oggi procuratore di Perugia, su un giro di presunti ricatti che si sarebbero registrati nelle dinamiche del processo del Csm al pm anglo-napoletano Henry John Woodcock. Quest’ultimo, insieme al collega di Magistratura democratica, Gilberto Ganassi, fu interessato da procedimenti disciplinari, relativamente alla conduzione dell’inchiesta Consip. Nell’estate del 2018 detti procedimenti slittarono e vennero rinviati al Csm successivo, al termine del quale i due magistrati furono assolti.
Ma secondo quanto emerge dall’inchiesta condotta da Cantone – pubblica il quotidiano La Verità, nell’articolo a firma di Giacomo Amadori – a far slittare la sentenza, furono le correnti, attraverso un presunto giro di ricatti, che sarebbero stati imbastiti, per coprire una intercettazione di Giovanni Legnini, uno dei giudici di Woodcock. Una intercettazione, in cui Legnini avrebbe espresso giudizi poco lusinghieri su Woodcock. Su questa circostanza, il 9 aprile scorso, Palamara (a cui sarebbe stata svelata l’intercettazione dal collega Cascini) è stato ascoltato a Perugia, da Cantone.
Palamara ha dichiarato (riporta sempre La Verità) che la vicenda Woodcock gli «è sembrata emblematica di come vengono gestiti i procedimenti disciplinari e soprattutto di come le correnti interferiscono nei procedimenti disciplinari più rilevanti e in genere nella vita del Consiglio superiore». Palamara ha pure raccontato: «A proposito del processo Woodcock che sapeva in corso, Cascini mi disse che quel procedimento non l’avremmo fatto e che se ne sarebbe occupato il prossimo Consiglio di cui lui avrebbe fatto parte».