Il consigliere comunale a Stylo24: «Manfredi mi faccia sapere perché ha accettato di modificare il nome»
L’anno prossimo il «Premio Napoli» festeggerà i 70 anni dalla fondazione. Ma negli ultimi giorni, le parole del presidente Maurizio De Giovanni hanno sollevato tante critiche e polemiche. L’idea di rinominarlo in «Campania legge – Fondazione Premio Napoli» non è piaciuta a tantissimi. Anzi forse è piaciuta davvero a pochi. Tra chi ha criticato fortemente la scelta c’è il consigliere comunale (di maggioranza) Nino Simeone che ha annunciato di volersi opporre al cambio del nome. «Domani scriveremo due righe al sindaco, per avere qualche delucidazione» afferma il consigliere a Stylo24.
«Vogliamo capire – aggiunge – se Maurizio De Giovanni abbia avuto mandato o comunicato una scelta di questa natura, che ovviamente non incide sulla qualità del premio letterario, ma che in qualche modo rovina la festa, non fosse altro perché è famoso nel mondo proprio per essere il “Premio Napoli”. Manfredi lascia a tutti la libertà di pensiero e movimento ma lui dice di muoversi in totale autonomia e di non conoscere il presidente della Regione, però nella sua dichiarazione dice anche di aver concordato con il Comune questa scelta».
«Vorrei sapere con chi l’ha concordato e se lo ha concordato con il sindaco, quest’ultimo mi faccia sapere perché ha accettato una cosa del genere. Può anche darsi che mi convincono ma vorrei capire. A differenza di qualcun altro io non credo di possedere in tasca il verbo, la saggezza, la verità. Io ho sempre i dubbi. Gli uomini intelligenti, a parte la cultura, sono quelli che hanno i dubbi».
«Non ho ancora compreso dalle parole del buon De Giovanni le reali motivazioni per il quale abbia aggiunto questo “Campania legge”. Non si capisce, inoltre, perché non è stato aggiunto alla fine del nome. Si potrebbe fare “Premio Napoli – Campania legge”. Rinominarlo in “Campania Legge – Fondazione premio Napoli” non significa niente. De Giovanni è un uomo troppo intelligente per non capire che il termine “Premio Napoli” è qualcosa che va aldilà della questione di appartenenza. È una questione culturale, sociale. Poi ormai il brand “Napoli” ha dato fortuna a tutti, anche allo stesso De Giovanni che ha fatto la sua fortuna, non solo per le sue grandi capacità, ma anche alla città».
Gli obiettivi della fondazione
Lo scrittore ha affermato che il nome non è l’unico cambio, muterebbe anche la mission centrale. L’obiettivo fondamentale diverrebbe diffondere la lettura
«Va benissimo ma si può fare tranquillamente anche lasciando il nome originale. Lo si può utilizzare tranquillamente in tutte le città e in tutta la regione. Napoli è un marchio di qualità. Non è che cambiando il nome cambia la qualità o magari la mission. È un premio, è una cosa prettamente culturale, un riconoscimento che si dà a chi si ritiene all’altezza. Bene hanno fatto ad ampliare la platea per consentire ai giovani di leggere di più ma “Campania legge” non c’entra niente».
Qualcuno ha storto il naso affermando che dietro questa decisione ci sia la possibilità di ottenere fondi dalla Regione
«Questo lo lascerei alle singole strumentalizzazioni, io non conosco De Giovanni ma so che è una persona seria. Preferisco non toccare questi argomenti. Io ne faccio una questione di principio essendo napoletano e amministratore, tenendoci tantissimo al nome perché è un’altra conquista della nostra città. È il riconoscimento letterario più antico d’Italia, perché cambiare i connotati a un qualcosa che non è solo dei cittadini partenopei ma di tutti? Come il Campiello, lo Strega, ha un valore ideologico importante e sentimentale. Anche perché da uomo delle istituzioni, insieme ai miei colleghi e all’Amministrazione, lavoro tantissimo per cercare di migliorare le condizioni di questo territorio e, lentamente, ci stiamo riuscendo».
Le motivazioni
Si dice che i giovani (ma anche gli adulti) non leggano più
«Probabilmente sì perché sono sempre con i cellulari in mano e internet è diventato la nuova libreria, alla portata di tutti. Io lo vivo giornaliermente con i miei figli anche se con mia moglie cerchiamo di indirizzarli verso la lettura di un libro. È un po’ come aprire un giornale, io la mattina se mentre faccio colazione non sento il rumore del giornale e il profumo di stampa, non è mattina. Dobbiamo lavorare in questa direzione cercando di migliorare la capacità di lettura dei giovani».
«Il tema è perché cambiare il nome. Se le motivazioni addette da De Giovanni sono proprio cambiare la mission, si poteva fare un altro premio. Non fare il presidente della Fondazione Premio Napoli. Coordinati con il sindaco e il presidente della Regione e fai qualche altra cosa. Vieni a fare l’assessore alla cultura al Comune di Napoli o in Regione Campania ma il “Premio Napoli” è una cosa alla quale i napoletani ci tengono e non solo gli uomini di cultura come De Giovanni o di tanti altri, ma anche la gente del popolo. La polemica diventa sterile perché stiamo parlando di niente».
«Non c’è una motivazione reale, concreta che giustifichi il cambio di un nome così importante. Lui dice che non è stato cambiato ma che è stato aggiunto “Campania legge”. E non è così perché è “Campania Legge – Fondazione Premio Napoli”, è lungo. È come dire “Liguria canta – Festival di Sanremo”, diventa cacofonico».