Secondo la Caritas il Reddito di cittadinanza non basta per intercettare i più deboli
di Mario Polese
Alcuni giorni fa in concomitanza con la celebrazione della giornata mondiale per l’eliminazione della povertà, che si è celebrata esattamente il 17 ottobre, la Svimez ha rilasciato una fotografia piuttosto drammatica dell’andamento in Italia per tutti e 12 i mesi del 2021. Praticamente, prima della crisi energetica con gli enormi aumenti sulla bolletta energetica che sicuramente metterà in crisi ulteriormente le famiglie, quasi 15 milioni di italiani che rappresentano il 25,4 per cento della popolazione, erano a rischio povertà ed esclusione sociale. Un dato preoccupante anche se rapportato a quanto accade a livello europeo dove la media percentuale è ferma al 20 per cento.
Senza contare che l’Italia è divisa in due. Il Mezzogiorno d’Italia è in estrema difficoltà con un dato che rispetto alla media passa al 41,2 per cento. Dei 15 milioni di cittadini a rischio povertà, più della metà (8,2) vivono nelle 8 regioni del Sud. Con dati particolarmente pesanti per la Campania dove rispetto al totale della popolazione i poveri sfiorerebbero il 50,2 per cento. Poco meglio in Calabria e Sicilia dove i potenzialmente poveri comunque sarebbero rispettivamente il 41,1 e il 43,5 per cento della popolazione. Hanno poco da «sorridere» le altre con la Basilicata e la Puglia che sarebbero le più «ricche» con una percentuale di rischio povertà che si assesta al 32,5 per cento della popolazione.
La povertà assoluta
Ancora più drammatica la questione che attiene i numeri delle persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. Mentre il dato che riguarda il rischio di povertà è rimasto praticamente immutato negli ultimi 15 anni, quello che fotografa il disagio più grave è aumentato esponenzialmente.
Mentre nel 2006 si contavano nel Sud d’Italia circa 800 mila poveri, nel 2021 questa cifra si è praticamente triplicata: negli ultimi 15 anni, dice la Svimez, il numero delle persone in povertà assoluta nel Mezzogiorno è passato da 780 mila circa del 2006 a 2 milioni 455 mila. Con un aggravante per la tenuta sociale del Paese: a un peggioramento così importante dei dati del Sud negli ultimi 15 anni c’è stato, anche se leggero, un miglioramento nelle regioni del Nord e in particolare nel Nord-Ovest dove la percentuale si è assestata al 6,7 dal 7,9.
Questo riattualizza anche la mai risolta «questione meridionale». Allarme che, proprio in concomitanza con la giornata mondiale per l’eliminazione della povertà, è stato lanciato dalla Caritas che ha appunto individuato nei giovani e nei meridionali i punti più caldi di una crisi povertà che rischia solo di peggiorare nei prossimi mesi. E’ quindi evidente che al netto delle proprie sensibilità c’è da agire nell’immediato per trovare soluzioni politiche con un nuovo Governo che si appresta a essere varato.
In tutto questo, sempre secondo la Caritas, non sarebbe il «Reddito di cittadinanza», tanto difeso in campagna elettorale dal Movimento 5 stelle, la soluzione del problema. Secondo i dati della Cei infatti solo il 40 per cento dei poveri è raggiunto dalla misura assistenziale dei pentastellati con il 60 per cento dei poveri esclusi. Il problema è rivedere totalmente il sistema del welfare nazionale che a oggi non riesce a offrire anche i servizi più essenziali a molti indigenti.
Mario Polese
Vice Presidente Consiglio Regionale Basilicata