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Home Economia marittima e Trasporti

Tangenti al porto, le pressioni all’imprenditore: lascia stare la gara

di Redazione
1 Giugno 2019
in Economia marittima e Trasporti, Inchieste e storia della camorra
Tempo di lettura: 3 minuti
Una veduta aerea del porto di Napoli

Una veduta aerea del porto di Napoli

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di Giancarlo Tommasone

Lavorare sul ribasso delle offerte per accaparrarsi l’appalto. Ma era una cosa semplice per un gruppo di imprenditori che facevano affari (presunti illeciti) al porto di Napoli, perché le liste delle imprese che partecipavano alla gara la stilavano loro, con l’aiuto di un funzionario compiacente.

E’ lo spaccato inquietante, uno dei tanti, che emerge dall’inchiesta che ha messo sotto la lente lo scalo partenopeo e l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale.

L’inchiesta sulla corruzione
al porto di Napoli
L’operazione è scattata
lo scorso lunedì

Circa venti indagati, sei arresti, una misura di interdizione dai pubblici uffici per un anno. Sullo sfondo uno scenario fatto di accordi sottobanco, di «riunioni» in auto, di tangenti, di linguaggio criptato e naturalmente, di tanti soldi.

La gara
per le opere
di manutenzione
straordinaria
delle recinzioni portuali
e dei manufatti
in carpenteria
metallica

Relativamente alle «opere di manutenzione straordinaria delle recinzioni portuali e dei manufatti in carpenteria metallica», all’interno dello scalo partenopeo, annotano gli inquirenti, il 24 ottobre del 2016 «si incontrano Pasquale Ferrara e Pasquale Loffredo (titolari di imprese, finiti ai domiciliari lo scorso lunedì) che si accordano per esercitare pressioni sugli imprenditori invitati alla gara per turbarne la regolarità e assicurarsi l’aggiudicazione dei lavori».

Le pressioni
da esercitare
sull’imprenditore
concorrente

In effetti, se da un lato è vero che erano gli stessi titolari di imprese a stilare le liste, in cui inserivano società «amiche», dall’altro bisognava pure «mettere» ditte «estranee ai giochi», per non destare troppi sospetti.

Le intercettazioni,
le modalità
per assicurarsi
le gare

Ma quando poi c’era da vincere gli appalti (per ottenere i quali, si erano verosimilmente pagate delle mazzette), si adottavano altri metodi, anche quelli, annotano gli investigatori, «dell’intimidazione».

Le «riunioni»
nell’auto
dell’imprenditore
Pasquale Ferrara

La conversazione avviene tra Ferrara e Loffredo, durante la stessa, i due discutono su come convincere il titolare della ditta Carannante srl «per indurlo – è riportato nell’ordinanza – a rinunciare alla gara presentando offerte concordate». La riunione, come spesso avviene, si tiene all’interno della Fiat 500 in uso a Ferrara.

Pasquale Ferrara: «Agnano, teniamo il problema? Carannante?».
Pasquale Loffredo: «Eh. Ci andiamo, facciamo la faccia tosta».
Pasquale Ferrara: «Ma dobbiamo andare ora? Possiamo andare pure ora?».
Pasquale Loffredo: «Sì, se lo troviamo».
La discussione in auto continua sul modo in cui approcciare il discorso con il titolare dell’impresa Carannante.

Pasquale Loffredo: «Ora ti presento (evidentemente Loffredo già conosce Carannante) e vediamo cosa possiamo fare».
Pasquale Ferrara: «Mi presenti… cosa possiamo fare… devi dire (al titolare della Carannante srl)… ora ti arriva una cosa (si riferisce presumibilmente all’invito per partecipare alla gara), togli di mezzo (stanne fuori)».

L’intercettazione si interrompe alle 9.41 e 43 secondi, perché i due escono dall’abitacolo dell’auto.

La visita
all’imprenditore
al quale
(emerge
dalle intercettazioni)
si chiede
di farsi da parte

Gli investigatori ricominciano a captare la discussione degli indagati esattamente 19 minuti dopo, quando presumibilmente, tornano dall’incontro che avevano programmato ad Agnano.

Pasquale Ferrara: «E’ una persona seria, secondo me».
Pasquale Loffredo: «No, sono gente seria».
Pasquale Ferrara: «Io penso che ha capito che ci deve dare una mano, no?»
Pasquale Loffredo: «Però, giustamente, dice: “Io devo rispondere”(presumibilmente all’invito alla gara). Se vuoi le spese, cose, non ci sta problema, più di quello…».
La discussione verticalizza, poi, su Carannante, e sul presunto tentativo di «entrare a lavorare al porto» con la sua impresa.

Pasquale Ferrara: «Non è fesso Carannante, stanno vedendo pure se qualcuno li fa entrare nel porto… ma dove devi andare? (ride)».
Pasquale Loffredo: «Ma se io ti dico con chi, con chi hanno la speranza di entrare».
Pasquale Ferrara: «Con chi?».
Pasquale Loffredo: «Indovina».
Pasquale Ferrara: «Come venditore di fumo… sicuramente è… Rosario Gotti (indagato nell’attuale procedimento, è un funzionario Area tecnica dell’Adsp)?».
Pasquale Loffredo: «Ahahaha (ride)… “sono stato a pranzo con il geometra Gotti” (Loffredo riporta presumibilmente una confidenza fattagli da uno dei responsabili dell’impresa Carannante)… Ahahaha (ride)».
Pasquale Ferrara: «Ed avete perso tempo… me lo dicevi a me, glielo dicevo pure io».

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