Non smettono di serpeggiare, nei palazzi dell’economia del mare, lo sconcerto e lo sbigottimento per le dichiarazioni di Pietro Spirito di qualche giorno fa, quando – davanti al ministro Graziano Delrio – ha ammesso che il «porto di Napoli è ingestibile». E lo dice lui che, dell’Autorità di sistema portuale del Tirreno Centrale, è presidente e dominus indiscusso. Dichiarare, come Spirito ha fatto, che nello scalo partenopeo è mancato lo Stato, appare ai più come un «eccesso imperdonabile», per dirla con le parole di un operatore marittimo che si sfoga con «Stylo24».

«Forse, questa affermazione, serve a nascondere la mancanza di risultati dopo oltre un anno di gestione – ipotizza – in una situazione in cui i programmi e gli interventi erano già pronti per poter essere attuati; e questo grazie anche alla copertura finanziaria dei grandi progetti voluti prima dal governatore Caldoro e poi confermati dal governatore De Luca».
Dunque, che cosa è successo? Da quando si è insediato, il presidente del porto Spirito ha ripetutamente annunciato l’avvio di opere – e parliamo dei dodici mesi del 2017 – che però non sono mai state cantierizzate. E non c’è possibilità di dimostrare il contrario anche su gran parte dei fondi europei per il Grande progetto (leggi le 4 inchieste sulle spese dell’Autorità per la comunicazione 1 – 2 – 3 – 4). Anche l’escavo inaugurato da Delrio nell’ottobre scorso, nei fatti, ancora non ha prodotto i risultati attesi. E anche il progetto del nuovo molo Beverello, quello con il famoso rendering coi venditori abusivi di borse griffate, ancora non ha il permesso di costruire e non è pronto per andare in gara.