di Giancarlo Tommasone
Inserito a pieno titolo nel «sistema corruttivo» al porto di Napoli, sottolineano gli inquirenti nell’ordinanza eseguita lo scorso 27 maggio, c’è pure l’imprenditore di origini stabiesi, Giovanni Esposito (detto appunto il castellone). Quest’ultimo è stato arrestato (si trova ai domiciliari) insieme ad altri quattro titolari di imprese, e a un funzionario dell’Adsp del Mar Tirreno Centrale.
Le intercettazioni
delle conversazioni
intrattenute
da Giovanni Esposito
La voce di Esposito viene intercettata in diverse occasioni, sia nel corso di conversazioni telefoniche sia durante quelle captate in ambientale. L’attenzione degli investigatori si focalizza pure su una gara affidata d’urgenza dal rup Giancarlo D’Anna (funzionario indagato: è il primo a rendere dichiarazioni spontanee e a svelare particolari importanti sul presunto giro di corruzione in atto), con delibera del 3 ottobre del 2016. L’affidamento, per 30.125,47 euro, è nei confronti della ditta Navalferr.
Le imprese controllate
di fatto dal «castellone»
Sia quest’ultima impresa, che la Navalteam, sono riconducibili, secondo la ricostruzione accusatoria, a Giovanni Esposito. Nel corso di una conversazione che avviene il 29 agosto del 2016, in auto, tra Esposito e Pasquale Ferrara (pure lui arrestato nell’ambito dell’inchiesta in oggetto) emerge come il castellone «si divertiva a vedere l’Autorità portuale in difficoltà perché così avrebbe potuto “architettare” (verosimilmente per accaparrarsi lavori)».
Esposito, parlando con Ferrara, dice pure, «di sentirsi in diritto di essere tenuto presente per il futuro – è scritto nell’ordinanza – proprio per la pronta disponibilità data all’Autorità portuale nel risolvere un problema al cancello (di pertinenza dell’Authority)». «Io gli ho risolto un altro problema, il fatto del cancello sulla banchina», dice il castellone a Ferrara. Esposito, poi aggiunge: «Pasquale, io voglio fare soldi… hai capito oppure no?».
«Quando li vedo sotto sforzo, mi diverto… ora architettiamo»
Degna di nota, annotano gli investigatori, è pure la conversazione intercettata tra Esposito e Giancarlo D’Anna il 5 settembre del 2016. «Dalla conversazione – è scritto nell’ordinanza – risulta che i due si accordavano sui lavori da pagare a favore delle società Navalteam e Navalferr, circostanza che conferma ulteriormente che D’Anna era perfettamente a conoscenza che Navalteam e Navalferr fossero gestite ambedue da Giovanni Esposito». Il castellone nel corso della conversazione afferma: «Giancarlo (D’Anna), guarda, fai uscire una bella pratica». Con tale frase, per gli inquirenti, si riferisce «al fatto di “gonfiare” economicamente la liquidazione dei lavori».