L’ottimismo senza ragioni del ministro Graziano Delrio. Il titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti ha infatti affermato solennemente, ieri, che il «porto di Napoli… diventerà sempre più forte e questa è una grande consolazione». A margine del summit sulla «Blue Economy nel Mediterraneo», a Napoli, il rappresentante del Governo Gentiloni ha dato sfoggio di saper giocare bene con le parole e con le suggestioni che esse creano, ma soprattutto ha dimostrato di essere il più grande sponsor del presidente dell’Autorità portuale Pietro Spirito che, in quest’anno di governance, non ha dato dimostrazione di particolare dinamismo operativo, come scritto anche dal nostro giornale (leggi inchiesta in due puntate 1 – 2). Una presidenza, la sua, che per ora si caratterizza solo per l’aumento dello stipendio deciso con una delibera a sua firma.

Ma continuiamo ad analizzare quello che ha detto Delrio: «Il sistema campano sta diventando sempre più forte – ha ripetuto il ministro – e, con Salerno e Napoli che crescono in termini di offerta commerciale e volumi, aumenteranno anche le opportunità di occupazione».

È la verità? Vediamo. Non è un lavoro troppo difficile, basta recuperare qualche dato di una decina di giorni fa. Secondo quanto valutato dal progetto «Mar.te» il porto di Napoli è il decimo nella classifica italiana su quindici scali. L’analisi si basa su sei fattori critici di successo (port logistics, governance efficiency, economics & finance, socio-economics impact, market trend & communication e green challenges). Dalla somma degli indicatori, l’autorità di sistema portuale partenopea si attesta a un ranking (42,96) nettamente al di sotto della media nazionale (46,38\100).
Se parlassimo di calcio, Napoli sarebbe in zona retrocessione. Secondo Delrio e secondo Spirito, però, è un successo. Contenti loro.