di Giancarlo Tommasone
Si lavora, nonostante qualche intoppo, per portare Pietro Rinaldi alla Città Metropolitana, dove, è ormai cosa arcinota, andrebbe a svolgere il ruolo di capo di Gabinetto. Sarebbe la finalizzazione di un disegno (realizzato soprattutto con l’obiettivo di tenere in piedi la maggioranza a Palazzo San Giacomo) che parte con le dimissioni di Alessandro Nardi, approdato poi alla presidenza di Mostra d’Oltremare, e con quelle proprio dell’ex leader di Insurgencia, che ha lasciato il posto di consigliere comunale (eletto con la Sinistra e poi passato in deMa) alla fine dello scorso ottobre.
Il piano per portare
Pietro Rinaldi
a Città Metropolitana
e gli equilibri
a Palazzo San Giacomo
Ma nonostante l’opportunità di natura «politica» di puntare su Rinaldi da parte degli arancioni per non andare a incidere su equilibri già compromessi, è lecito chiedersi: che bisogno c’è di nominare un capo di Gabinetto, se alla ex Provincia ci sono già due superdirigenti?
Si tratta del direttore generale Giuseppe Cozzolino e del segretario generale Antonio Meola. Che possono contare su uno stipendio annuo di 110mila euro lordi a testa. In due fanno 220mila euro, a cui, con la nomina di Rinaldi si andrebbero ad aggiungere altri 90mila (su questa cifra si attesterebbe il compenso per l’avvocato, ex consigliere a Palazzo San Giacomo). Sfondare il muro dei 300mila euro sembra davvero un po’ troppo per i compensi di tre dirigenti, anche perché Città Metropolitana non è che si possa definire così prolifica relativamente alla produzione di atti.
All’orizzonte un altro stipendio d’oro
Ci si chiede pure, di fronte a una eventualità del genere, che comporta una spesa (quella di uno stipendio da 90mila euro) che, si badi bene, sosterranno i contribuenti, se qualche domanda se la sia fatta anche il sindaco di Città Metropolitana, Luigi de Magistris. Domanda che doveva sorgere spontanea all’atto di stilare, insieme alla coordinatrice dell’area Risorse umane, Anna Capasso, il nuovo regolamento per l’assunzione di Pietro Rinaldi.