Le minacce subite da un imprenditore (da taglieggiare) che aveva provato a declinare l’invito dei camorristi
Il più classico degli episodi per chiedere il pizzo; di solito, il primo approccio è sempre soft. La violenza e la pressione delle richieste cresce con il tempo. Prima si sonda la «disponibilità» (o meno) a piegarsi, da parte della persona da taglieggiare, poi si passa, nel caso, alle maniere forti. E’ l’iter seguito pure per convincere un imprenditore del Vesuviano, a versare la «tassa della tranquillità» al clan. L’attività del commerciante si trova sul territorio sotto il controllo criminale dei Fabbrocino, e la prima ambasciata, arriva un giorno di primavera. «Nel mese di marzo – racconterà la vittima alla polizia – venne presso la mia azienda un soggetto, che conoscevo di vista. Costui mi disse che dovevo seguirlo perché doveva condurmi al cospetto di tre persone, in quanto costoro volevano parlarmi. Gli rappresentai che in quel momento non potevo seguirlo in quanto non vi era nessuno nel negozio che poteva sostituirmi». L’imprenditore – come è annotato in una informativa di polizia giudiziaria prodotta sul clan Fabbrocino – cercò di prendere tempo. «In effetti – spiega agli agenti di polizia, il commerciante – conoscendo la caratura criminale delle persone che mi avevano convocato, avevo intuito che questi potevano farmi qualche richiesta di natura estorsiva, per cui ho addotto un pretesto proprio per evitare di incontrare questi soggetti».
Le minacce dell’emissario del clan
L’emissario, a questo punto, disse che sarebbe venuta presso il negozio – nel pomeriggio della stessa giornata – una delle persone, che avevano convocato l’imprenditore. La visita non ebbe luogo, ma il pomeriggio del giorno successivo scattò la fase 2. «Verso le 18, è entrato nel magazzino – racconta l’imprenditore ai poliziotti – una persona a me sconosciuta , che ha chiesto di me ai miei dipendenti dicendo di chiamarmi subito perché aveva necessità di parlarmi. Appena mi hanno comunicato la cosa, mi sono avvicinato a questa persona, che mi ha condotto in una parte riservata dell’azienda, e mi ha detto con tono deciso: “Perché non sei venuto all’appuntamento? Ti ho mandato a prendere”. E cambiando repentinamente registro, mi ha detto testualmente, in tono brutale: “Lo sai che io ti sparo in petto? Al cuore?”». Temendo per la sua vita, il commerciante si rende immediatamente disponibile a recarsi all’appuntamento che gli sarebbe stato fissato. «Mi ha detto che il martedì successivo sarei stato prelevato da una suo incaricato, che poi mi avrebbe condotto in un luogo per incontrare» i camorristi.