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Sulla spiaggia lattine anni ’80 quando il mare s’incazza e riporta
ricordi che avevi coperto di sabbia
Palloni arancioni sgonfiati, fare “ciao” ad un treno che passa
e guardare dal cielo la scia di un aereo
e lei, sempre senza mutande, ed io che non capivo neanche
e scavavo la sabbia cercando tesori e vedevo la vita soltanto a colori
E poi, di colpo fra le sue braccia, noi due stretti sotto la doccia
la pura e la voglia di fare l’amore. Il 31 d’agosto
c’è una storia che nasce e un’estate che muore”
(Brunori Sas, Guardia 82)
Siamo smarriti. Fermi al 22 aprile. Siamo sospesi nel cielo all’acme di una gioia, rubata poi sei giorni dopo. Sei giorni vissuti su quella nuvola azzurra dove Kalidou andò a pescare quel meraviglioso pallone nell’area delle divise a strisce (come quelle dei forzati).
Defraudati di un sogno per quanto esso
si sia concretizzato nella realtà, perché noi lo scudetto dell’anno passato l’abbiamo vinto… ci hanno solo defraudato della possibilità di festeggiarlo.
E non è mica poco
Quindi terribilmente defraudati. Ancor di più poi smarriti perché l’Idea, l’arma segreta, ancorché unica perché il sogno si concretizzasse, è volata via su quell’aereo per Londra di cui nostalgici guardiamo la scia, mentre scalciamo tristi palloni sgonfiati di colore azzurro. Arancioni per Brunori, ma lui che ne poteva sapere della bellezza di un palloncino azzurro? Credo sapesse, invece, che fare “ciao” ad un treno che passa, avesse a che fare con la sensazione di avere un grande futuro dietro le spalle.
Perché senza il Comandante,
con cui davvero nella sabbia più scura trovavamo tesori ogni santa domenica, tutto ci sembra impossibile ma ancor
di più terribilmente improbabile. E lo scetticismo
prende il sopravvento
Perché noi tifosi del Napoli all’impossibile siamo abituati, ci conviviamo da sempre e se non ci fosse stato Lui nella nostra vita, Diego nostro unico e sommo, Lui Amore di tutti noi, ancora penseremmo che vincere uno scudetto non è possibile. L’impossibilità l’abbiamo combattuta e vinta grazie a Lui. Invece l’improbabilità ci turba, ci spiazza, ci dà fastidio. Ci corrode la certezza di essere unici.

E con il Comandante ci sentivamo così. Unici nella bellezza. Unici perché parte di una Idea. Idea … Arma pazza, eppur efficace, con cui combattere fatturati odiosamente infiniti e infinitamente odiosi. La Fantasia che batte il portafogli. Smarriti. Così ci sentiamo. E neanche il più tradizionale dei ‘chiodo schiaccia chiodo’ ci solleva da una tifosica depressione. Proviamo a farci forza. Ci diciamo che nostra moglie ci ha sì lasciato, ma che in fondo con il meraviglioso Carlo Ancelotti è come se fosse arrivata nella nostra vita una Belen Rodriguez, mica Mariangela Fantozzi.

Per un attimo il sorriso si accampa sulle nostre labbra, finché qualche genio ci chatta o ci messaggia che Belen non è l’amante che arriva, ma la moglie andata via. Noi eravamo sposati con Belen, travestita da Comandante, e lei è volata in Inghilterra. Il Comandante ha scelto di allenare il Chelsea. Lui … che ci faceva vedere la vita a colori. Amen. È finita. Gli altri acquistano da Ronaldo in giù se non addirittura in su, e noi non riusciamo a trattenere neanche un Inglese che sia o, peggio ancora, compriamo uno sconosciuto Malcuit con annesso improbabile parrucchiere. E non ci risollevano dal baratro le parole calme e rassicuranti dell’uomo saggio e sereno che ovunque ha trionfato.

Non ci ringalluzzisce il suo dragare la spiaggia dopo il temporale estivo, certo di recuperare sotto la provvisoria coltre di sabbia i diamanti azzurri, che pur ci hanno arricchito fino al 22 aprile. Non ci rasserena nulla, immobili nel pensiero, anzi nell’assoluta certezza che un folle desiderio non potesse esaudirsi se non attraverso l’inseguire quella cometa sarriana.

E poi, di colpo fra le sue braccia-noi due stretti sotto la doccia-la paura e la voglia di fare l’amore … il 31 d’agosto c’è una storia che nasce e un’estate che muore
E poi, nel cielo di una caldissima estate, però costellata di pioggia, improvvisa e imprevista una saetta di Lorenzo, magnifica pepita trovata da Carlo, l’uomosaggioeserenocheovunquehatrionfato, nascosta sotto uno sperduto secchiello infangato. Pepita meravigliosa che splende al sole dell’estate che ancora c’è e che magari ci sarà di nuovo. Forse. Pepita rifulgente che abbaglia la temibile Lazio quando tutti già pregavamo per un pareggio fuori casa che pure sempre buono è.

Pensieri e timori per un altro Napoli. Quello perdente. E invece no! Per ora si vince. C’è ancora paura per ciò che abbiamo perduto e la voglia di fare l’amore rimane frenata nei timori di una delusione prossima. Eppure si vince. E tutti noi a stare stretti di nuovo, magari non sotto la doccia … Eppure di nuovo stretti, azzurramente stretti. Perché il 31 di agosto, come ci insegna il dolcissimo e nostalgico Brunori, per un’estate che muore c’è una storia che nasce. Azzurra!
Azzurramente, Peppe Miale