Date l’impudenza e la stupida arroganza degli uomini, chiunque possiede dei meriti farà bene a metterli in mostra se non vorrà lasciare che cadano in un completo oblio (Arthur Schopenhauer).
Il calcio vive e sopravvive negli anni e, per ora anche nei secoli, alle mode più svariate. É il gioco più bello del mondo. E, soprattutto, è quello col maggior seguito. E tutto questo accade perché si nutre costantemente della sua assoluta ed incontrovertibile capacità di essere specchio della vita. Nella vita è vero che spesso vince il migliore. Ma è anche vero che non sempre succede. É vero che, durante l’esistenza di chiunque di noi, il raggiungimento degli obiettivi prefissati è figlio, come il risultato finale di una partita, del talento e dell’impegno profuso.

Ed è vero che chi possiede in quantità maggiori le predette qualità viene premiato con il raggiungimento della meta prefissa. Ma è anche vero che incidono in maniera decisiva la fortuna, le circostanze e gli arbitri. Oddio questa ultima categoria incide non nella vita di tutti, ma solo nel campionato italiano a favore della Juventus. Ma se dirlo e ricordarlo sempre non dà fastidio a nessuno anzi omaggia la verità, non è di questo che desidero parlare. Quello che vorrei segnalare è che, seppure il raggiungimento di risultati intesi come la vittoria di trofei e cose simili non possa che essere giustamente ritenuto di primaria importanza, cionondimeno nei giudizi non vanno mai trascurati l’incidenza della fortuna e delle circostanze.
E soprattutto tutti gli organi mediaticamente preposti a farlo non si devono permettere di trascurare o addirittura obliare i meriti. E negli ultimi quattro anni c’è una entità meravigliosa che rende ancora più bello questo meraviglioso gioco: Il Napoli. Il Napoli di Sarri e la sua radiosa Bellezza. Il Napoli di Carlo Ancelotti e, incredibile a dirsi e ancor più difficile a prevedersi, la sua radiosa Bellezza. Ancora. E poiché mai in questi anni il Napoli ha lesinato nel mettere in mostra con memorabili prestazioni i suoi meriti, non c’è dubbio che il rischio di oblio non possa che rinvenirsi nell’impudenza e nella stupida arroganza degli uomini.
A meno che non si voglia contraddire il succitato grande filosofo tedesco. É surreale vedere il Napoli, questo Napoli, relegato in trafiletti laterali di prima pagina della Gazzetta dello Sport o raccontato dal ventesimo minuto in poi di un qualunque Tg di Sky Sport24 o Domenica Sportiva che dir si voglia. Il Napoli merita la prima pagina o il primo minuto di trasmissione. Per qualità, etica e bellezza profusa negli anni. Il Napoli è la squadra che sceglierei di vedere giocare non avendo l’opportunità di seguire la mia squadra del cuore. Il Napoli è una entità che non tradisce chi l’ama, ma ancor meno tradisce chi l’ammira. É emozione. É etica applicata allo sport. Quando e se questa squadra finirà, cosa che per i corsi e ricorsi storici del calcio è plausibile accada, non averla esaltata quanto merita sarà una occasione perduta per tutto il calcio italiano.
E non scevri di responsabilità al riguardo saranno il mondo mediatico partenopeo incapace di imporsi come per professionalità e competenza potrebbe e ancor di più meriterebbe, ed anche la nostra per altri versi encomiabilissima dirigenza societaria che non segnala a fondo il problema nelle sedi opportune. Disse una volta lo scrittore e umorista statunitense, Mark Twain: «In paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori ed il tuo cane entrerebbe al posto tuo». Ecco. Io credo che sia il caso di cominciare ad abbaiare forte. Io abbaio!!! Per il mio Napoli. E per tutti coloro che nella vita non sono dove meriterebbero di essere. Vittimismo? Retorica? Tutto questo ed anche molto di più. Ma, almeno, nessuno potrà mai dirci che siamo fessi. Men che meno ciechi.
Azzurramente, Peppe Miale