Gli eroi sono eroi perché il loro comportamento è eroico, non perché vincano o perdano.
(Nassim Nicholas Taleb)
Sabato 14 settembre 2019. Napoli-Sampdoria, terza giornata di campionato. Sul declinare del primo tempo, il grande Fabio Quagliarella dipinge calcio sul manto erboso e taglia il campo con uno strepitoso fendente rasoterra, provando a mettere il compagno Rigoni da solo davanti alla porta. Tra l’idea e la sua realizzazione esiste un solo ostacolo, il possibile miracoloso intervento di un difensore del Napoli. Quell’uomo è Mario Rui. Il portoghese, uomo di raffinata conoscenza della tattica e dei meccanismi del gioco (al contrario di quanto improvvidamente e ingenerosamente affermano la maggior parte dei tifosi azzurri), sa che non può difendere sull’attaccante doriano e sa che l’unica possibilità è andare verso il pallone e tentare di intercettarlo in coraggiosa scivolata. Corre, sa che può farcela. La palla è li, è il momento dello sforzo massimo che diventa scivolata. Il contatto con la sfera c’è. Ma il pallone rimbalza beffardo scivolando poi sotto la gamba del Nostro, e si indirizza verso Rigoni, solo, davanti all’ultimo difensore, Alex Meret. Rigoni calcia sicuro. Il portiere del Napoli, ilfuoriclasseragazzinovenutodalnordchenonsacosasial’emozione, si distende per tutti i suoi 198 centimetri e compie una parata prodigiosa rimediando all’errore di Mario Rui. Il miracolo compiuto mantiene inviolata la nostra porta e fa sì che la smodata esultanza per lo scampato pericolo copra le bestemmie rivolte al piccolo terzino che, come sempre, non ce l’ha fatta.
Martedì 17 settembre 2019. Napoli-Liverpool, prima giornata di Champions League. Sul declinare del primo tempo, il grande Sadio Mané, attaccante della squadra più forte del mondo, corre imperioso e minaccioso verso la porta azzurra affrontando la nostra difesa, fragile fortino davanti a cotanto avversario. Vede il sette polmoni Milner inserirsi in area di rigore. Lo serve con passaggio preciso. E’ il preambolo inevitabile al facile assist per Momo Salah, uno dei giocatori più forti al mondo, solo davanti al nostro portiere.” E’ Salah, lui non sbaglierà, il ragazzino stavolta non potrà salvarci.” Questo il rassegnato pensiero di milioni di cuori azzurri pulsanti. Tra l’idea e la sua realizzazione esiste un solo ostacolo, il possibile miracoloso intervento di un difensore del Napoli. Quell’uomo è Mario Rui. Ancora lui. Anche stavolta sa che non può difendere sull’attaccante del Liverpool, non ne ha il tempo e lo spazio.

Sa che l’unica possibilità è andare verso il pallone e tentare di intercettarlo in coraggiosa scivolata. Ancora. E di nuovo. L’avvenimento di tre giorni prima esiste nella sua testa. Ma la meraviglia e l’insegnamento che ci perviene è che, incredibilmente, il ricordo negativo non condiziona la scelta, per quanto il cimento sia ancora più alto. E allora corre, sente che può farcela.

La palla è lì, è il momento dello sforzo massimo che diventa scivolata, eroica estirada nella lunghezza di tutti i suoi 168 pochissimi e limitanti centimetri. Ma anche con 168 centimetri si può essere giganti.
Il contatto con il pallone c’è, e stavolta è pieno, potente, ineluttabile, come il liberatorio boato che ne consegue. Salah ha gli occhi di un bambino cui è stata tolta la nutella, ilfuoriclasseragazzinovenutodalnordchenonsacosasial’emozione corre ammirato verso il compagno più esperto che ha salvato lui, come tre giorni prima era accaduto il contrario. La Squadra. Mario Rui batte frettoloso il cinque al ragazzino e richiama all’attenzione gli altri compagni. C’è un pericoloso calcio d’angolo da cui difendersi. Si rialza subito e riprende a giocare grintoso, addirittura incurante che per la prima volta dagli spalti piova nella sue orecchie fragoroso e rullante il coro “MarioRuiMarioRuiMarioRuiMarioRui!!!!!”
Mario, quel coro è il nostro modo di chiederti scusa. Ti abbiamo amato per un attimo. Follemente. Poi, forse, torneremo a non essere convinti della tua forza, di nuovo insensibili e dimentichi delle tue tante partite giocate e vinte con la maglia che amiamo. Ma non dimenticheremo ciò che ci hai insegnato: la pervicacia, la tenacia, la statura morale di chi è più forte delle critiche negative e soprattutto della mancanza di fiducia da parte di coloro che vorresti ti amassero. Ci hai insegnato a provarci sempre e per sempre. Senza reticenze e senza dubbio di sorta che sia uno. E, senza mai lamentartene, ci hai aspettato Mario, quando avresti avuto diritto ad essere sostenuto. Forse perché’ hai intuito che sei il bersaglio preferito di tutti noi perché ogni tuo pregio ed ogni tuo difetto potrebbe assolutamente essere nostro.
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Ecco… Noi così inopportunamente ingrati, siamo tutti eroicamente inconsapevoli di essere come te. #SIAMOTUTTIMARIORUI.
Mario Rui, alias Peppe Miale
(Azzurramente sempre)