“Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto la forza di saperle distinguere” (Thomas More)
Siamo smarriti. Improvvidamente divisi. Inutilmente alla ricerca di possibili soluzioni a qualcosa che ci è sfuggito e che sembra poter non ritornare più. Gli ottimisti da una parte. I pessimisti dall’altra. E nessuno allo stadio….
E declino, pena noiosa iterazione per i pochi che mi leggono, sulla annosa e deleteria divisione in essere tra gli azzurri tifosi circa la conduzione presidenziale
Peppe Miale
Agli ottimisti, dei quali sono caposaldo irremovibile, non basta neanche una grandinata di palloni genovesi per far sì che baleni in loro un dubbio sui successi futuri. Ai pessimisti, che leggo con attenzione pari allo stupore, non bastano risultati positivi in larga percentuale a far sì che ripongano nella naturale sacca della scaramanzia tutte le previsioni più catastrofiche. Basta un pari in Champions e una vittoria risicata con la Fiorentina ed è un ineluttabile leggere di cicli finiti anzi mai iniziati, di giocatori mediocri, di Cavani che non sono venuti, di bacheche vuote e di disperati “Amma vencereeeee!!!!!”.
E non c’è verso di convincerli altrimenti. Stai lì per ore a ricordare loro la storia del Napoli fatta di sconfitte molte e di vittorie quali?…
Spieghi loro che Cavani cinque anni fa è andato via per guadagnare di più ed è un cervellotico salto mortale pensare che ora desidererebbe tornare per guadagnare di meno perché vuole stare con i bambini che già aveva qui quando se ne è andato… Disperato provi a illuminarli dicendo che simpatico o antipatico che sia il Presidente, né simpatico né antipatico è invece il suo portafogli che non gli consente di entrare negli stessi negozi dove entra la Juventus…Niente!
I pessimisti ti dicono, guardandoti come un ……. non si può dire il termine esatto per educazione, che “Nuie simme o’ Napule e amma vencereeeeee!!!!!”. E te lo dicono con la disperazione di chi pensa assurdamente che l’interlocutore, tipo il sottoscritto, sia un uomo senza ambizioni che pensa una cosa tipo “Nuie simm’ comm’ a’ Pistoiese e vulimme perdereeeee”. Insopportabili. Insopportabili almeno quanto noi ottimisti che per circostanziare il bellissimo che vediamo parliamo degli anni della serie C e del nulla in cui eravamo sprofondati, per cui ora di che cosa diavolo ci lamentiamo?…. Poi guardo intorno a me gli anziani che passeranno a miglior vita o i giovani che non hanno potuto godere del settennato di Gesu’ bambino e penso che si meriterebbero di godere di una paradisiaca festa azzurra (sempre fermo restando che l’anno scorso il Napoli ha vinto lo scudetto senza poterlo festeggiare… verità questa che non accampa virile nel cuore e nelle pance dei pessimisti distorcendone inconsapevolmente i giudizi). E allora? Temo sia querelle per la quale temo che oggi non ci siano i prodromi di una possibile soluzione.
Ma dobbiamo accettare le cose che non possiamo cambiare ed essere capaci di distinguerle da quelle sulle quali non abbiamo la possibilità di incidere
Non possiamo cambiare il fatto che Sarri sia andato via, e con lui l’intima speranza che l’Idea fosse la via per il Paradiso. Ma possiamo cambiare il nostro inconcepibile scetticismo non su Oronzo Cana’, ma sull’uomosaggioeserenocheovunquehatrionfato. Non possiamo cambiare il portafogli del Presidente. Ma possiamo dare fiducia a questa società che da anni rende questa squadra competitiva come mai nella sua vita, fatto salvo il di Lui periodo. Non possiamo avere Cavani. Ma possiamo sostenere, che ne so, addirittura con un coro allo stadio, un uomo che se un Cavani avesse fatto i due meravigliosi e decisivi gol che ha fatto lui in questo scorcio di campionato, lo avremmo osannato per mesi.
Quell’uomo è di Frattamaggiore, e si chiama Lorenzo Insigne
Non possiamo avere Carvajal, il terzino destro più forte del mondo, ma potremmo accorgerci che sulla nostra difensiva fascia destra, non c’è un Perisic, un Douglas Costa, un Perotti, un Suso che abbia prodotto difficoltà di sorta alla nostra squadra negli ultimi tre anni. Su quella fascia, a difendere con forza caparbietà e qualità marcatoria di altri tempi, c’è un giovane ragazzo di 23 anni. È albanese, e si chiama Elseid Hysai. Magari se lo sostenessimo di più, non dico che riusciremmo a cambiarlo fino al punto di farlo diventare Carvajal, ma forse un bel cross sarebbe capace di realizzarlo per empatia. E ancora mi dilungherei su azzurri esempi che però nulla toglierebbero o aggiungerebbero al concetto.
Dobbiamo accettare e capire che c’è una ferita aperta che sanguina per le vicissitudini dell’anno scorso
E qui ci viene in soccorso un altro inglese forse ancora più famoso di Thomas More, sicuramente più amato, che ci ricorda “Quanto poveri sono coloro che non hanno pazienza! Quale ferita guarì mai, se non per gradi.”(William Shakespeare). C’è un tempo che deve passare. Ma esaltiamo ciò che è successo, e miriamo speranzosi ad un futuro che l’uomosaggioeserenocheovunquehatrionfato ci dice essere già qui. E con geniale pacatezza ci dice essere azzurro. Io mi fido di lui.