INCHIESTA DOMINO BIS Gli accordi non rispettati dalla cosca di Scanzano nei confronti del gruppo di Santa Caterina
A Castellammare di Stabia, le estorsioni, come, del resto tutte le attività illecite, dovevano passare per il clan D’Alessandro, cosca egemone nella città delle acque. Se un gruppo si organizzava, aveva un’autonomia assai parziale, perché ogni introito doveva andare agli scanzanesi, che poi avrebbero provveduto a riconoscere una quota alle fazioni satelliti.
La circostanza emerge anche dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Giovanni Brano, i cui verbali di interrogatorio sono allegati agli atti dell’inchiesta Domino bis, che la scorsa settimana ha portato all’arresto di 16 persone (15 in carcere, una ai domiciliari). Brano rendiconta della ricostituzione del clan di Santa Caterina. «Si decise di creare nuovamente il gruppo e di muoverci con le estorsioni». Del clan, afferma il pentito, faceva parte una decina di malavitosi, e alle riunioni «partecipava anche Antonio Rossetti(detto ’o guappone, tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta Domino bis, ndr)».
Le intercettazioni /
Sistema D’Alessandro,
i soldi della droga custoditi
nella macchina del boss
«All’inizio ci accordammo per fare le estorsioni, e fu deciso che tutte le settimane bisognava mandare una quota a Scanzano (ai D’Alessandro, ndr)». A suggellare il tutto, un incontro tenuto dai vertici di Santa Caterina con quelli dei D’Alessandro. «Nel corso della riunione, alla quale, per Scanzano partecipò il genero di Gigginiello D’Alessandro, fratello di Michele – racconta il collaboratore di giustizia ai pm che ne ricevono le dichiarazioni – ci si accordò che Santa Caterina doveva mandare tutti i soldi delle estorsioni a Scanzano, e Scanzano, prima di Natale, doveva mandare una quota (al gruppo di Santa Caterina)».
Fatto sta, che alla fine, gli accordi non vengono rispettati. La fazione satellite si mette all’opera per taglieggiare commercianti e imprenditori e invia il denaro ai D’Alessandro, che però non «onorano l’accordo». «Quanto al patto chiuso con Scanzano per le estorsioni, posso dire che lo stesso non è stato rispettato, e che a Natale, Scanzano non ha mandato alcuna quota a Santa Caterina», dichiara il pentito.