di Giancarlo Tommasone
Cartuccia, al secolo Salvatore Serra, boss di Pagani che si opponeva alla Nco, cercando di contrastare il gruppo guidato dal cutoliano Salvatore Di Maio (alias Tore ’o guaglione), «si uccise in carcere, perché sapeva che arrivando ad Ascoli Piceno, era arrivato al capolinea. Non aveva più scampo. Del resto se non si fosse impiccato, lo avrei ucciso io con le mie mani».
A fare chiarezza su quello che è stato sempre considerato e continua ad essere considerato un omicidio mascherato da suicidio, è Pasquale Barra, nel corso di una deposizione datata 1985.
Il processo è quello che è stato imbastito contro l’organizzazione che la Procura definisce Nuova camorra organizzata, anche se Raffaele Cutolo si ostina a chiamare Nco, una sorta di partito politico, nelle intenzioni e nelle parole del «professore» di Ottaviano.
«Io sono stato un camorrista – precisa Barra –
adesso sono un collaboratore di giustizia vero».
«Riguardo a Pandico, voglio dire che ha mentito anche circa l’episodio di Serra. Perché Cutolo deve essere accusato per coinvolgimenti reali e non per cose fasulle».
Pandico, anche detto il «pazzo», nella sue deposizione da pentito, aveva descritto così la fase che avrebbe portato Serra alla morte: «E’ stato Gennaro Chiariello, l’ex vice brigadiere che comandava gli agenti di custodia di Ascoli Piceno a prostrare psicologicamente Cartuccia. Lo ha portato alla pazzia».
E poi, lo scrivano di Cutolo, così aveva tratteggiato
i momenti finali dell’esistenza terrena del boss di Pagani.
«(L’ex vice brigadiere) lo ha indotto a salire su un termosifone e a mettere la testa in un cappio. Salvatore Serra minacciava di togliersi la vita e lui lo ha aiutato. Su suggerimento di Cutolo ha dato un calcio al termosifone e Cartuccia è rimasto appeso. E’ stata una scena straziante».
Tutto ciò, invece, è assolutamente ribaltato dalle dichiarazioni di Pasquale Barra, che come abbiamo visto all’inizio dell’articolo, rendiconta in maniera ben diversa circa quei fatti. Fatto sta, che Salvatore Serra (tra l’altro, sempre secondo Barra, Cartuccia farà gambizzare proprio il figlio di ’o animale), aveva più volte denunciato il pericolo che correva ad Ascoli Piceno.
Lo fa addirittura davanti alle telecamere della trasmissione
televisiva Dossier, intervistato da Joe Marrazzo.
«Non sono pazzo, mi hanno minacciato, mi vogliono uccidere, l’ho detto pure all’avvocato Torre (che poi morirà assassinato l’11 dicembre del 1980) che già una volta hanno tentato di farmi fuori a Capraia , a chi aspettate a farmi trasferire, che mi facciano la pelle? Voglio andare via da Ascoli, se mi ammazzano, i giudici sono responsabili», afferma Salvatore Serra.
(II – continua)