di Giancarlo Tommasone
È difficile immaginarsi un sanguinario implacabile come Pasquale Barra incassare una ramanzina, a testa bassa, da qualcuno, fosse pure il suo capo, fosse pure uno che si chiama Raffaele Cutolo.
Ma è proprio il boss di Ottaviano a rimproverare
il suo fidato «ministro della guerra».
«Era il 1979, capitò in seguito al ferimento di Lucio Crimaldi – racconta Barra nel corso di una deposizione datata 1985 – Eravamo in carcere a Trani, ero in cella con Antonino Cuomo. Questi mi disse che Crimaldi, braccio destro di Salvatore Serra (alias “Cartuccia”), era arrivato nel penitenziario e che bisognava dargli un avvertimento, accoltellarlo, ma non ammazzarlo. Allora, io, sapendo che Antonino Cuomo era compariello di Raffaele Cutolo, e che per dirmi di intraprendere quell’azione, aveva ricevuto sicuramente indicazioni da quest’ultimo, accoltellai Crimaldi. Fatto sta che quando catturarono Raffaele, era il 1979, questi mi rimproverò, affermando che non aveva assolutamente ordinato il blitz contro Lucio Crimaldi e che quell’azione non avrebbe dovuto aver luogo».
Quel ferimento è pagato caro da Barra, poiché, una volta in ospedale,
Crimaldi fa arrivare notizia di quanto gli è occorso al suo boss, Salvatore Serra.
Cartuccia, allora, per rappresaglia, ordina la gambizzazione del figlio di Barra, «Enrico – racconta ‘o animale -, che ancora oggi cammina zoppo». Non sa ancora Barra quanto influirà quell’azione sul suo futuro, portandolo secondo l’opinione di molti (inquirenti ma anche diversi camorristi), addirittura alla decisione di collaborare con la giustizia.
Il ferimento di Crimaldi non fa altro che confermare l’inaffidabilità
di Antonino Cuomo, anche detto ’o maranghiello, e la sua volontà di autonomia.
Per questi motivi e per il fatto che nella sua cella, la polizia penitenziaria, durante una perquisizione, troverà la corrispondenza tra lui e il boss di Ottaviano, oltre a un esaustivo organigramma della Nco, si deciderà di eliminarlo. A compiere la missione di morte è proprio l’animale Barra insieme al boia delle carceri, il ferino sodale di sangue, Raffaele Catapano: uccidono Cuomo a coltellate, nella casa circondariale di Poggioreale, è il 20 gennaio del 1980.
A ordinare quell’omicidio, secondo l’accusa, fu Raffaele Cutolo.
Scatta qualcosa nella mente di Barra, da allora, come pure dichiarerà il padrino di Ottaviano nel corso di una deposizione datata 20 dicembre 1989, «Barra comincerà ad avere paura di essere anche lui ammazzato e diventerà un pentito».
L’omicidio del «maranghiello», dunque, influirà sul futuro comportamento e sul destino di Pasquale Barra più di quello di Francis Turatello.