LA STORIA DELLA CAMORRA Il racconto del pentito su come si arrivò alla prima faida di Scampia e Secondigliano
Errori di valutazione, scelte sbagliate, visione mediocre e assai periferica di quanto stava accadendo nell’area nord alla fine degli anni Novanta. Errori che secondo il collaboratore di giustizia, Maurizio Prestieri, costarono cari a Paolo Di Lauro, per anni alla guida di un sodalizio criminale compatto, fondato sul business della droga.
Il primo errore che commise Ciruzzo ’o milionario (come è meglio conosciuto nell’ambiente malavitoso Paolo Di Lauro) – secondo quanto racconta Prestieri – fu quello di non rendersi conto dell’espansione e del rafforzamento dei sottogruppi, «a discapito del nucleo originario del clan. Mentre Cosimo (Di Lauro, ndr) veniva posto al vertice (dal padre Paolo), Pariante (Rosario, “rappresentante” per i Di Lauro nell’area bacolese) iniziò ad allargare il suo sottogruppo con elementi proprio di Secondigliano, quali i fratelli Gennaro e Gaetano Marino (detti i Mckay, ndr), Arcangelo Abete, i fratelli Gennaro, Raffaele ed Enzo Notturno ed altri».
Ma Di Lauro sottovalutò anche l’azione di Raffaele Abbinante (conosciuto con l’alias di Papele ’e Marano), che contestualmente «fa scendere a Secondigliano tutti i suoi parenti di Marano, che si insediano nel Rione Monterosa, aumentando di molto il numero dei componenti del suo sottogruppo».
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«Di quanto stava avvenendo a Secondigliano, informai tempestivamente Paolo Di Lauro, soprattutto relativamente all’azione degli Abbinante, dei quali ho sempre diffidato -continua Prestieri nel corso dell’interrogatorio del 30 maggio 2008 –. Di Lauro, però sottovalutò questo mutamento di proporzione dei sottogruppi, che andavano a intaccare le fazioni storicamente più forti, vale a dire quella dei Prestieri e proprio quella dei Di Lauro». Secondo il collaboratore di giustizia, questa mancanza da parte del boss, portò poi a far precipitare gli eventi, e dunque prima alla Scissione e successivamente alla faida.