di Natale Musella.
Il 22 marzo 2020 sul Corriere della Sera si è potuto leggere un articolo dal titolo: «Dov’è Dio? Dio soffre con l’uomo. Il contagio sfida la fede». Ebbene dopo aver letto l’articolo sono un po’ trasalito, perché è impensabile credere che ci sia un Dio presente per noi e che decida o meno la nostra sorte. Ma è incredibile che ci siano persone che parlano di Dio indicandolo come un giudice delle nostre azioni. Tra l’altro non si può antropomorfizzare un dio o qualcosa che non riusciamo a capire, meno che a comprendere chi è Dio o come è Dio. Lo squallore culturale e tecnologico che gira su questo tema è infinito come lo è il Dio stesso. Là dove alcuni cultori non possono arrivare a comprendere si affidano all’enigmatica retorica e ad una oratoria minimizzata secondo la realtà che potrebbe essere. Ma ciò non scandalizza se pensiamo che fa parte della loro incomprensione culturale e teologica. Si può arrivare perfino ad un riduttivismo esistenziale per fronteggiare l’incapacità personale della comprensione sull’esistenza di Dio.
I padri della Chiesa vollero convertire il kerygma in dogma per conservare e diffondere più facilmente la fede in Cristo e di Dio. Quanti cultori della teologia sono riusciti a comprendere questo cambiamento sostanziale ed esistenziale divino? Quanti cultori di teologia si assurgono a moralisti o psicologi per giudicare e classificare un sentimento umano? Purtroppo lo dobbiamo dire ed ammettere che la Chiesa ha sempre sofferto di queste lacune. Sant’Ambrogio diceva che la Chiesa è casta e meretrice, cioè è Santa da un lato e peccatrice da un altro lato. Dio non è il giustiziere del bene e del male, né tantomeno il giustiziere delle azioni umane. Se è vero come è vero che siamo dotati di libero arbitrio allora bisogna saper insegnare ed imparare, allo stesso tempo, che Dio non si prega nell’ora del bisogno, Dio non è la pillola che porta via il mal di testa. Dio va pregato e lodato, non solo nei brutti momenti ma, soprattutto, nei momenti più belli della nostra vita; ovvero quando il nostro cuore è colmo di gioia perché è in quel momento che ritroviamo il Regno di Dio, la nostra fede, il Padre Nostro e, all’occorrenza, Egli, veramente, ci viene incontro permettendoci il perdono per le nostre insolvenze e le nostre presunzioni.
Le epidemie come le pandemie, sono opere naturali o dell’uomo stesso. Contagi che, se non sono procurati in laboratori chimici, con la mano dell’uomo, sono diffusioni che avvengono per contatto tra esseri diversi nella stessa esistenza. Esseri umani a contatto con animali e questi con altri esseri viventi. Dall’esistenza dei dinosauri all’esistenza degli esseri umani; un’evoluzione che l’uomo stesso non prende coscienza cercando di leggere l’evoluzione della specie e di prevenire azioni anche naturali là dove possibile farlo. Egli è troppo occupato e distratto ad accumulare ricchezze e lodare dio denaro cha fa tanto male all’umanità. Oggi più che mai, dopo tante esperienze avute dalla vita storica dell’essere umano, l’uomo deve risvegliarsi dal suo torpore e reclamare a sé il diritto della vita, quel diritto innegabile da ogni sopraffazione che dir si voglia e da ogni luogo comune: culturale o popolano, filosofico o antropologico, magico o religioso che sia, per il suo bene e quello dell’intera umanità.