Orologi rubati da centinaia di migliaia di euro smerciati dai ricettatori napoletani per poco meno di 10/15mila euro. Pezzi unici – anch’essi proventi di furti – che finiscono nelle grinfie, per lo più, di collezionisti cinesi che comprano contanti alla mano, senza fare domande sulla provenienza, badando solo ai graffi sul cinturino e sulla cassa e alla precisione del meccanismo. Un commercio che non ha confini se non quelli legati ai conti correnti di chi intende comprare. Passaggi di mano che avvengono senza dare nell’occhio.

In un hotel di Monaco di Baviera, l’«Infinity ex Dolce Munich», si è tenuto quest’anno – il 28 ottobre – la più grande fiera al mondo per gli amanti degli orologi extralusso. Un appuntamento a cui – secondo quanto ricostruito da «Stylo24» – non mancano i criminali campani specializzati nei furti di preziosi in giro per il mondo.
Rapinatori e intermediari e semplici criminali da strapazzo che, tra gli stand affollati da curiosi e veri intenditori, vendono i bottini messi in carniere quest’estate a Ibiza, a Mikonos, nel Principato di Monaco e in tutte le località più gettonate del Mediterraneo. Non hanno la merce in esposizione, chiaramente. Ma sanno benissimo, anche grazie ad alcuni «appoggi» locali come avvicinare un buon compratore e come ingolosirlo mostrandogli orologi da milionari smerciati, invece, a poco prezzo. D’altronde, è refurtiva che scotta: meglio liberarsene al più presto. E meglio ancora liberarsene vendendola ai nuovi ricchi di Mosca o di Pechino che non vanno troppo per il sottile.
Il pezzo più pregiato finora finito nel giro dei rapinatori napoletani è un «Richard Mille», del valore di 500mila euro, rubato a un arabo mentr’era al volante della sua «Rolls Royce», a Barcellona, da un ragazzino di Forcella. E oggi in possesso – si dice – di un boss della camorra che l’avrebbe comprato per circa 13mila euro.
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