Riconosciute le attenuanti generiche
Il boss Giuseppe Polverino, detto ‘o barone’, evita l’ergastolo e incassa 20 anni di reclusione per l’omicidio di Santino Passaro, secondo la ricostruzione, ammazzato per una sospetta relazione proibita con la moglie di un affiliato del clan. Nel processo di secondo grado, rivela Luigi Nicolosi su «il Roma», i giudici hanno deciso di rideterminare la condanna a 30 anni, ricevuta in primo grado, in seguito al riconoscimento delle attenuanti generiche. Per quest’omicidio Raffaele D’Alterio e Salvatore Simioli avevano ottenuto la stessa condanna attraverso il rito abbreviato.
Il boss, difeso da Domenico Dello Iacono e Raffaele Esposito, in un primo tempo aveva scelto il rito ordinario per poi virare anch’esso sull’abbreviato. Polverino, in primo grado, aveva ammesso le proprie responsabilità ma non aveva indicato gli esecutori materiali del delitto, affermando che all’epoca fosse già latitante in terra iberica. Circostanza verificata solo durante il processo di Appello, a ergastolo già incassato, grazie alle dichiarazioni del pentito Giuseppe Simioli che ha confermato le parole del boss. Secondo la ricostruzione del delitto fatta dagli inquirenti, Giuseppe Polverino diede l’ordine, Raffaele D’Alterio sparò e uccise Passaro mentre Salvatore Simioli fece da autista.