Delitto al Parco Verde, Domenico Bervicato ammette di aver ucciso l’amico: «Gli chiesi delle spiegazioni, mi prese a schiaffi dicendo che dovevo stare zitto»
Una lunga confessione dalla quale emergono alcune zone d’ombra, ma anche importanti informazioni circa la natura del loro rapporto. Domenico Bervicato, il 22enne killer del Parco Verde di Caivano, conosceva bene Antonio Natale, ammazzato a colpi di pistola al culmine di una furibonda lite: «Lavoravamo nella stessa piazza di spaccio, facevamo lo stesso turno, guadagnando la somma settimanale di 900 euro a persona». E proprio alcuni contrasti scaturiti da questioni criminali hanno innescato, nell’ottobre 2021, l’omicidio del giovane pusher.
Bervicato, esponente dell’omonima famiglia di spacciatori con base nella zona delle “case a mattoni”, un mese dopo il suo arresto per droga, il 14 dicembre 2021 ha deciso di ammettere gli addebiti davanti agli inquirenti. Il giovane caivanese ha quindi fornito ampie, ma non del tutto esaustive spiegazioni, in merito alla morte violenta di Antonio Natale: «Egli confermava preliminarmente i fatti contestatigli e descritti nell’ordinanza cautelare emessa a suo carico e dichiarava di aver lavorato, da prima del marzo 2020, in tale piazza di spaccio, sita presso l’abitazione al IV piano di suo zio Massimo, insieme ad Antonio Natale, da lui conosciuto da circa dieci anni, ma frequentato maggiormente nell’ultimo anno, effettuando con quest’ultimo lo stesso turno di spaccio dalle ore 24 alle ore 12, guadagnando la somma settimanale di 900 euro a persona».
Fin qui l’origine dell’amicizia tra vittima e carnefice. Nel corso dell’interrogatorio Bervicato ha poi ricostruito la dinamica del delitto di cui si è reso protagonista, imputando l’omicidio a un tentativo di difesa dall’amico che, a suo dire, era armato e lo aveva aggredito: «Bervicato – scrivono gli inquirenti nell’ordinanza eseguita pochi giorni fa – precisava che i due camminavano sempre armati anche perché Natale aveva sparato a un ragazzo, senza ucciderlo, rifugiandosi poi per tale gesto in Germania dalla sorella… Aggiungeva inoltre che Natale era solito riporre la pistola in caso di loro sosta sotto il sedile lato passeggero… Quanto ai fatti, riferiva di aver fatto rientro a Caivano intorno alle 18,30 e di aver effettuato durante il tragitto una sosta lungo l’autostrada per consumare cocaina. Ripartiti, aveva chiesto a Natale contezza del suo guadagno settimanale, a dire dell’indagato, non distribuitogli da Natale da circa due settimane. Natale gli rispose però male, dicendogli che non era nessuno, che doveva stare zitto e gli diede anche tre schiaffi».
La discussione tra i due non sarebbe però finita qui. Il 22enne Bervicato avrebbe infatti insistito per avere chiarimenti e a quel punto Antonio Natale avrebbe affermato di aver usato quei soldi per comprare delle pistole: armi che avrebbe poi nascosto in un terreno: «Urlava agitato probabilmente anche per l’effetto del consumo di cocaina poco prima assunta, dicendomi così ti faccio vedere io dove stanno queste armi, che io dovevo starmi zitto e non dovevo chiedergli niente e mi dava altri due schiaffi». Raggiunto il nascondiglio, la situazione sarebbe definitivamente degenerata: «Sceso dall’auto, lungi dall’avvicinarsi all’albero, si avvicinava allo sportello lato passeggero, prendendo l’arma. A questo punto Bervicato, sceso dal veicolo, lo spintonava, disarmandolo, tra i due nasceva una colluttazione per il recupero dell’arma, nel frattempo caduta sotto il sedile del guidatore, alla fine presa da Bervicato. Quest’ultimo quindi, alzato in piedi frontalmente a Natale seduto in auto la testa inclinata verso il finestrino, gli sparò quattro colpi». Il corpo della vittima venne poi abbandonato su quel terreno e in seguito recuperato dai carabinieri.