Faida sull’asse rione Traiano-Fuorigrotta, pochi mesi prima la cosca della “99” si era già resa protagonista di una stesa davanti al bar dei Troncone: «Se scendevo gli schiattavo la testa a pistolettate»
Vendetta trasversale per colpire gli Esposito di Bagnoli, fari puntati sulla stesa compiuta a Fuorigrotta dal clan Sorianiello, nel cui mirino il 26 marzo 2021 era finito il bar del gruppo capeggiato dal ras Vitale Troncone. Nel raid nessuno rimase fortunatamente ferito, ma le intercettazioni rivelano che gli emissari della “99” del rione Traiano ce l’avevano in particolare con il 30enne Andrea Merolla, nipote di Troncone, poi ucciso in agguato di chiaro stampo mafioso il successivo 11 novembre.
I killer di Merolla ad oggi non sono stati ancora assicurati alla giustizia, ma l’inchiesta che pochi giorni fa, con l’esecuzione di 26 arresti, ha consentito di decapitare il clan Sorianiello di via Catone ha ricostruito la micidiale incursione armata messa a segno in via Caio Duilio, spalancando così le porte a scenari investigativi attualmente in piena fase di ricostruzione. Secondo l’ipotesi della Procura, del commando avrebbero fatto parte gli indagati Simone Cimarelli, Paolo Sansò, Ciro D’Amico, Paolo Ciotola, Nicola Caruso, Raffaele Caprio e Antony Manuel Lopes Junior. Il raid sarebbe stato ordinato in particolare dopo tre summit tenuti in casa del ras Simone Sorianiello con l’obiettivo di punire Massimiliano Esposito “’o scognato”, che aveva ceduto senza autorizzazione il territorio di Agnano al gruppo di Maurizio Legnante “’o talebano”. Sorianiello jr, con l’aiuto del gruppo Marsicano di Pianura, decise di compiere un’azione di forza ordinando ai suoi uomini di sfilare armati e a volto scoperto all’esterno del bar Troncone di proprietà di Vitale Troncone, «capo dell’omonima consorteria egemone a Fuorigrotta e all’epoca protettore del figlio di Massimiliano Esposito, ovvero Massimiliano Giuseppe Junior».
Non tutto andò però secondo i piani. Uno degli uomini del commando decise infatti di esplodere, senza alcuna autorizzazione, un colpo di pistola. Una mossa che, terminato il raid, fu oggetto di una durissima contestazione, tanto che si sfiorò lo scontro all’interno del clan della “99”. Ignaro di essere intercettato insieme al resto del commando, Antonio Marra si lamenta: «Due di loro si mettono a chiavare una botta in aria “compà i guai mandali a fare a chi sai tu ’o frat”, ma che hai capito!». Nicola Caruso aggiunge quindi: «Ma poi con i motorini buoni… Io scendevo lo schiattavo la testa perché eravamo dieci di noi, lo prendevo Andrea Merolla lo schiattavo la testa, a pistolate in mezzo alla fronte, invece così gli abbiamo girato intorno poi bello ce ne andiamo… gli abbiamo fatto fare il giallo e poi chiavavo la botta… e poi Paolo, ’o frat, stiamo così poi, stiamo tutti a visto scoperto». Simone Sorianiello intima quindi: «Non parlare”. Caruso ridimensiona la sua volontà di uccidere Merolla: «Ma io lo volevo picchiare con le mani, Simone… lo schiattavo la testa con la mano… come succedeva davanti alle telecamere». Dopo pochi il nipote del ras Troncone venne però effettivamente ammazzato in un agguato a colpi di pistola. La caccia ai killer entra adesso nel vivo.