Antonio Artiano ucciso dopo un mancato chiarimento tra due famiglie, sullo sfondo le violenze che la sorella dell’assassino Pasquale Muro avrebbe subito: «Abbiamo sbagliato, ma adesso siamo dovuti scappare da Napoli»
Una storia d’amore burrascosa, terminata nel più atroce dei modi. Così, dopo l’ultima feroce sfuriata, i parenti stretti di una diciottenne del quartiere Pianura sono andati a casa del fidanzato, Antonio Artiano, 22 anni, figlio del ras del clan Scognamillo-Grimaldi Giovanni Artiano. E, come ha ricostruito la Squadra mobile di Napoli, Pasquale Muro, 20 anni, fratello della giovane donna, in compagnia del padre, era armato. Un colpo di pistola esploso durante la lite ha centrato “Anthony” alla testa e il figlio del boss, due giorni fa, dopo una settimana di agonia, è morto. Questa mattina la procura ha ottenuto dal gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, e Muro deve rispondere di omicidio volontario. Il giovane indagato per il delitto è stato individuato dalla polizia nel comune di Pescara, dove aveva trovato rifugio da alcuni parenti, temendo possibili ripercussioni dopo l’omicidio di cui si era macchiato.
«Quello che è successo, è successo perché “Anthony” picchiava mia figlia e abbiamo le prove di queste violenze e delle minacce subite. Abbiamo sbagliato, ci dovevamo rivolgere alla giustizia dall’inizio. Invece abbiamo cercato di risolvere la vicenda parlando con la famiglia del ragazzo. Voglio dire che siamo andati via dal rione solo per paura di ritorsioni e che, come abbiamo dimostrato dall’inizio di questa brutta storia, siamo stati e siamo tuttora a disposizione delle forze dell’ordine». A parlare è Gianluca Muro, padre di Pasquale Muro, il 20enne fermato perché indiziato dell’omicidio di Antonio Artiano, 23 anni, morto mercoledì scorso nell’Ospedale del Mare a causa delle gravi ferite alla testa causate da colpi di arma da fuoco. Il ventenne sottoposto a fermo è difeso dall’avvocato Luigi Senese.