L’agguato mortale sarebbe stato deciso dal clan D’Alessandro per eliminare un esponente del gruppo avverso degli Omobono-Scarpa
Dopo 18 anni ricostruita la dinamica dell’omicidio di camorra a Castellammare di Stabia. A dare la svolta nelle indagini per la morte di Vincenzo De Maria sarebbero state le dichiarazioni del pentito Pasquale Rapicano, ex killer del clan D’Alessandro. Lo si apprende da un articolo di Tiziano Valle su «Metropolis». La sera dell’8 maggio del 2005, Antonio Occidente, affiliato al clan stabiese avrebbe fatto fuoco contro Di Maria, uccidendolo, e contro Massimo Massa (rimasto solo ferito). Ad attenderlo ci sarebbe stato Luigi Vitale su di uno scooter. Ieri i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal gip di Napoli, a carico di Antonio Occidente e Luigi Vitale, già detenuti per altre vicende.
I due sono indiziati del reato di omicidio di Vincenzo De Maria e del tentato omicidio di Massimo Massa, aggravati dalla finalità di agevolare il clan D’Alessandro, operante in Castellammare di Stabia. L’agguato mortale sarebbe stato deciso dal clan – così come hanno ricostruito gli investigatori – per eliminare un esponente del gruppo avverso degli Omobono-Scarpa, in parte costituito da scissionisti, di cui faceva parte la vittima.