L’agguato nelle Case Celesti
di Luigi Nicolosi
Ha ammesso gli addebiti, si è dissociato dai suoi trascorsi di camorrista di rango e, soprattutto, alla fine è riuscito a schivare l’ergastolo. Il ras Roberto Manganiello, una vita trascorsa da braccio destro del capoclan delle Case Celesti Gennaro Marino, è stato condannato oggi pomeriggio alla pena di vent’anni di reclusione grazie alla concessione delle attenuanti generiche e alla diminuente prevista dal rito abbreviato.
Imputato per l’omicidio di Ciro Nocerino, assassinato nel settembre del 2011 nell’ambito di un’epurazione interna al clan della Vanella Grassi, Roberto Manganiello rischiava di andare incontro un verdetto pesantissimo. Il pubblico ministero Maurizio De Marco aveva infatti chiesto per lui il carcere a vita.

A novembre Manganiello aveva però sfoderato in udienza un clamoroso colpo di scena: prima ha ammesso gli addebiti, dopo di che ha preso le distanze dal suo passato di camorrista di rango e chiesto scusa ai familiari della vittima. Mera strategia o genuino dispiacere, sta di fatto che quelle parole a conti fatti sono riuscite a fare breccia nel gup Vincenzo Caputo. Il giudice, accogliendo la linea dei difensori Carlo Ercolino e Luigi Senese, ha infatti condannato il ras secondiglianese a “soli” vent’anni di carcere.