Agguato mortale alle “Palazzine” di Sant’Antimo, gli inquirenti ipotizzano uno scontro interno al clan Ranucci. Rischio escalation per il controllo dello spaccio di droga
Antonio Bortone potrebbe aver pagato a carissimo prezzo la decisione di mettersi in proprio. È questa l’ipotesi che sta prendendo sempre più quota all’indomani dell’omicidio del 25enne originario di Frattamaggiore, assassinato con cinque colpi di pistola nelle “Palazzine” di Sant’Antimo, e sulla quale stanno adesso lavorando i carabinieri. Bortone aveva già precedenti di polizia per droga e secondo gli inquirenti era uno degli uomini del temibile clan Ranucci, storica costa di Sant’Antimo insieme ai Verde e ai Puca.
Nell’agguato costato la vita a Bortone è stato inoltre ferito il 29enne Mario D’Isidoro, amico della vittima e residente proprio in via Solimena, la strada in cui i sicari sono entrati in azione. Gli investigatori dell’Arma non escludono al momento alcuna pista, ma l’ipotesi a cui stanno lavorando con maggiore convinzione è quella di una possibile epurazione interna al gruppo Ranucci. Gli inquirenti, stando a quanto emerso da alcuni rumors dal territorio, sospettano infatti che Bortone si fosse da qualche tempo messo in testa di organizzare una propria paranza. Una mossa che a qualche pezzo da novanta della mala di Sant’Antimo potrebbe non essere andata giù.
Stesso calibro, stessa arma. Antonio Bortone, 25 anni, e Mario D’Isidoro, quasi cinque anni più grande, dovevano fare la stessa fine. E solo il caso non ha voluto così. Mentre il primo è stato ucciso, il secondo è scampato per poco alla morte. Stesso clan di appartenenza: i Ranucci di Sant’Antimo. E per questo i militari dell’Arma che indagano sull’omicidio e il tentato omicidio di mercoledì sera ritengono che i due fossero assieme o quanto meno a una distanza molto ravvicinata. Antonio Bortone ucciso con una raffica di colpi d’arma da fuoco in via Solimena, di fronte alla palazzina di edilizia popolare 2B. Il 29enne che si è recato all’ospedale Moscati di Aversa, Mario D’Isidoro aveva ferite provocate d’arma da fuoco esattamente dello stesso calibro di quella che ha ucciso Bortone e abita proprio in via Solimena. L’indagine è coordinata dalla Dda con il sostituto procuratore Daniela Varone. Bortone è stato colpito mentre era in sella a uno scooter e D’Isidoro probabilmente era accanto a lui.