Fari puntati sulla reggenza di Salvatore Petriccione “’o marenaro”, il super pentito Antonio Accurso è un fiume in piena: «In carcere viene mantenuto dal clan»
di Luigi Nicolosi
La ricostruzione dell’interminabile scia di sangue frutto delle quattro faide di Scampia potrebbe essere appena all’inizio. Sul tavolo degli inquirenti dell’Antimafia napoletana ci sono centinaia di delitti, oltre la metà dei quali ancora irrisolti. Una grossa mano potrebbe però arrivare ancora una volta dai collaboratori di giustizia e a questo giro a tenere banco sono le scottanti dichiarazioni rese da Antonio Accurso, ex killer del clan Di Lauro e in seguito esponente di punta del gruppo della Vanella Grassi, il quale senza tanti giri di parole ha deciso di tirare in ballo lo zio capoclan Salvatore Petriccione “’o marenaro”, ultimo reggente della cosca dei “Girati” di Secondigliano e Scampia.
Dalla lettura del verbale di interrogatorio al quale Accurso è stato sottoposto il 19 gennaio del 2015 emerge che Petriccione avrebbe preso parte con il ruolo di esecutore materiale agli omicidi di Domenico Riccio e dell’innocente Salvatore Gagliardi, uccisi in una tabaccheria di Melito nel novembre del 2004, all’alba della prima faida, quella che vide contrapporsi con inaudita ferocia i Di Lauro e gli Scissionisti capeggiati dalle famiglie Amato, Pagano, Abete e Abbinante. Non solo, secondo il super pentito “’o marenaro” si sarebbe reso protagonista almeno di altri tre delitti, in tutto o in parte ancora irrisoli.
Sul punto, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, ecco quanto dichiarato da Antonio Accurso: «Salvatore Petriccione è socio della piazza della Vinella con Costantino Sorrentimo, Antonio Magnetti, Lucio De Lucia, Gennaro Silvestri. A lui sono riferibili gli omicidi del tabaccaio a Melito insieme a Pasquale Malavita e Ciro Barretta, su ordine di Ciro Di Lauro e ambasciata di Giovanni Cortese “’o cavallaro”». Proprio per questa vicenda pochi giorni sono scattate le manette per tutti i quattro ras e killer citati dal pentito, a eccezione di Malavita, ammazzato in un agguato di camorra nel 2010. Le rivelazioni di Accurso non sono però finite qui: «Inoltre l’omicidio di Luigi Magnetti, su cui mi riservo. Altrettanto è a dire per gli omicidi di Vittorio Iodice e Carmine Fusco. In carcere viene mantenuto ma non manda né ordini né direttive all’esterno».