La Dca non è una questione di genere: in crescita anche i casi tra gli uomini
di Noemi Amabile
Siamo ormai giunti all’ottavo anniversario della giornata contro i disturbi alimentari, più precisamente parliamo del ‘Word Eating Disorder Action Day’, che ricorre ogni anno il due giugno a partire dal 2015. Ma perché è ancora importante parlare di disturbo alimentare? Nonostante gli enormi progressi che siamo riusciti ad ottenere, la strada da percorrere per poter finalmente mettere un punto al tabù sui disturbi alimentari è ancora lunga e difficile da percorrere; è dunque ancora di vitale importanza diffondere consapevolezza e parlarne in ogni occasione possibile, al fine di far comprendere a coloro che soffrono che non sono soli.
Oggi però, vogliamo parlare di un aspetto un po’ troppo trascurato e, se possibile, ancora meno tenuto in considerazione, parliamo proprio dei DCA (disturbi del comportamento alimentari) sofferti dal punto di vista di un uomo. I disturbi alimentari maschili sono in aumento e spesso la richiesta d’aiuto arriva tardivamente perché gli uomini tendono a non chiedere aiuto tempestivo, perché non ritengono il loro rapporto col cibo preoccupante e non vogliono ammettere di soffrire di un disturbo tipicamente femminile.
Fino a un decennio fa si è approfondito il disturbo specialmente sulle donne, dando poca rilevanza al genere maschile. Perché? La risposta è nelle percentuali di incidenza dei disturbi alimentari negli uomini: uno studio riporta un rapporto di 1 a 11, questo significa che su 11 pazienti che soffrono di DA 1 solo è un uomo. (Hudson JI, et al. 2007). Questo però, avveniva nei primi anni del nuovo millennio e ora la situazione è decisamente cambiata: gli uomini che soffrono sono aumentati.
I disturbi alimentari maschili includono le seguenti caratteristiche: preoccupazioni relative all’immagine corporea; maggiore desiderio di essere muscolosi; eccessivo esercizio fisico come manifestazione comportamentale e tanto altro ancora. I disturbi alimentari non fanno distinzioni di età o di etnia, tantomeno di genere.
Alcuni dati
Su tre milioni di persone affette da DCA in Italia, si attesta che un 4,1% siano uomini ma il rischio è che il numero sia ben più alto. Siamo noi a non vedere, dunque, come la società sia sempre pronta ad imporci un ideale irrealizzabile e tossico di uomo forte e senza sentimenti, che non ceda alle pressioni e che sia intoccabile da qualsiasi emozione. L’ideale di uomo virile ha contribuito a far chiudere a guscio tutto il genere maschile che per paura di essere deriso, decide di soffrire in silenzio; parliamo di «mascolinità tossica», termine recentemente molto noto che trasporta con sé un’idea che si sta cercando di sconfiggere.
Dobbiamo renderci conto che gli uomini non sono più (e forse non lo sono mai stati) al di fuori di ciò che li circonda e chiedere aiuto, ammettere di non essere perfetti e di saper riconoscere quando la situazione sfugge al proprio controllo, è tutto ciò che rende davvero un uomo «forte». È importante parlare, esprimere i propri problemi; solo così si potrà comprendere che non si è mai soli e che si può sempre trovare la luce infondo al tunnel.