di Giancarlo Tommasone
E’ da tempo che la camorra del centro storico investe nel mattone, acquistando appartamenti per poi darli in fitto, naturalmente senza alcun contratto. Il tutto per riciclare capitale illecito, un giro che fa emergere anche episodi alquanto singolari ed inquietanti. Perché quando il proprietario della casa è un camorrista e l’affittuario non paga, può pure capitare che la porta blindata dell’appartamento venga saldata dall’esterno con il fine (riuscitissimo) di terrorizzare l’inadempiente e di costringerlo a «risolvere» l’accordo. Il protagonista della storia che Stylo24 propone è un uomo originario della provincia di Napoli, appena uscito dal carcere.

Recluso in un penitenziario della Sardegna, torna a casa e ritrova la moglie, con la quale è in rotta, e la giovane amante che gli ha dato un figlio, un bimbo di 15 mesi. Il nostro matura la scelta di lasciare la moglie e per non incorrere nell’ira dei parenti della donna, decide di cambiare aria. Riesce a trovare un appartamento a Forcella; la casa è finemente ristrutturata e arredata con mobili realizzati su misura. L’uomo sa a chi appartiene l’appartamento. Si tratta dell’esponente di una famiglia malavitosa vicina ai Giuliano. Ciononostante prende amante e figlio e insieme raggiungono il centro città. I primi 4 mesi il fitto è pagato puntualmente, ma appena arriva la scadenza del quinto, l’uomo non versa quanto dovuto. Comincia il valzer delle imbasciate (non certo lettere dell’avvocato), degli abboccamenti tra le parti e delle minacce, ma il tempo passa e non c’è verso di far pagare al nostro né gli arretrati né la pigione in corrente. Alla fine i mesi «franchi» di canone diventano quasi cinque. Troppi. Una mattina, si presentano all’uscio un emissario del proprietario di casa e un fabbro. Un paio di squilli di campanello e l’uomo raggiunge la porta, naturalmente guardandosi bene dall’aprire.

Dall’altra parte l’emissario chiede all’affittuario se abbia intenzione di pagare, perché se non vuole, deve prendere amante e bambino e deve lasciare immediatamente l’appartamento. Alla risposta negativa del nostro, il «delegato» non proferisce più parola. Si sente solo il fabbro. Fa saltare l’impiallacciato a copertura del metallo e collegata la saldatrice alla corrente, «gentilmente» fornita da un vicino, fissa numerosi «punti» tra l’anta e il telaio della porta blindata, rendendola impossibile da aprire.
Finito il lavoro tra le urla terrorizzate degli occupanti, parte la negoziazione. Alla fine della delicata trattativa viene ordinato al fabbro di «riaprire» la porta. In cambio il nostro lascia la casa (scappa) portando con sé solo amante e figlio. Potranno riprendersi gli effetti personali e quanto loro appartiene, solo nel momento in cui il moroso pagherà quanto deve.
(I – Continua)