Nelle ultime ore ha preso il via una petizione in favore del rinnovo del mandato alla presidenza dell’Adsp del Mar Tirreno Centrale di Pietro Spirito, firmata per lo più da persone estranee al mondo marittimo, che prova a contrapporsi alla lettera degli operatori del porto di Napoli, che boccia in maniera assoluta i quattro anni di mandato.
Continua la partita che si sta disputando attorno alla poltrona di presidente dell’Autorità Portuale del Mar Tirreno Centrale. Un botta e risposta che si gioca su più tavoli, attraverso visioni diametralmente opposte e persino distorte della realtà dei fatti, e che negli ultimi giorni ha visto scendere in campo sempre più partecipanti. Dopo l’endorsment, rivelatosi un vero e proprio boomerang, del Propeller Club sezione partenopea per Pietro Spirito, attuale numero uno dell’Adsp, infatti, è stata la volta di una lettera, a firma della quasi totalità degli operatori del porto di Napoli, che boccia in maniera assoluta i quattro anni di mandato.
La missiva, indirizzata al governatore campano Vincenzo De Luca e alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, sottolinea come «dopo anni di commissariamento, tutte le imprese auspicavano che la nuova Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale potesse finalmente imprimere una svolta nella gestione del nostro porto, aiutando le imprese a promuovere progetti, investimenti, occupazione e sviluppo, e a valorizzare la grande tradizione e cultura marittima e portuale della nostra Regione». Ma «tali auspici sono stati totalmente frustrati, e le conseguenti aspettative altrettanto neglette. Rispetto alla paralisi antecedente l’attuale gestione, se possibile la situazione è ulteriormente peggiorata». Tanto che «nessuno dei numerosi progetti e iniziative che le scriventi Imprese hanno provato a portare a Napoli ha avuto il minimo seguito da parte dell’Autorità. Nessuno dei procedimenti necessari a istruire queste iniziative è stato concluso e talora neppure avviato».
Nella lettera si sottolinea come «alle legittime richieste delle imprese di avere un interlocutore istituzionale collaborativo e “facilitatore”, nel solco di una doverosa leale collaborazione tra amministrazione e amministrati», la risposta ricevuta sia sempre stata «quella della conflittualità e del confronto talora inutilmente piccato e polemico». Emblematica in tal senso «risulta la vicenda dell’applicazione delle misure di sostegno alle Imprese previste dal c.d. Decreto Rilancio, per le quali le scriventi hanno da lungo tempo ed in maniera coesa sollecitato l’Autorità, rappresentando le proprie necessità più urgenti e presentando proposte concrete». Ma, «a tutt’oggi, a differenza di quanto accaduto in altre AdSP, nessun riscontro positivo è pervenuto e nessuna azione concreta è stata messa in campo».
Gli operatori denunciano anche, da parte di Spirito, «modalità tali da ostacolare e impedire la realizzazione di investimenti molto importanti che le scriventi erano pronte a compiere, o da frustrare forme di collaborazione tra le imprese stesse». L’Autorità, si legge, «ha dilatato a dismisura anche i minimi adempimenti procedimentali, ben oltre la comunque inaccettabile amministrazione difensiva, se non addirittura mai avviato i procedimenti richiesti, tenendo pendenti per anni le istanze ricevute».
Il testo è stato firmato da: Camaga, Cantieri del Mediterraneo, CMT, Conateco, De Luca Impresa Marittima, Eligroup, G.& R. Salvatori, Garolla, Grandi Navi Veloci, Italiana Impianti, Italcost, Klingenberg Group, MMC, Navalcantieri, Magazzini Generali Silos Frigoriferi, Nuova Meccanica Navale, Navitec, ONI Off, Navali Italiane, Palumbo Group, Petrolchimica Partenopea Soteco, Tefin, Ship Services, Terminal Flavio Gioia, Terminal Napoli, Terminal Traghetti.
Ma, neanche 24 ore dopo questa missiva, su change.org sono arrivate circa 100 adesioni a una raccolta firme, questa volta in favore di Spirito, elogiato per aver «dialogato costantemente e proficuamente con la comunità culturale e scientifica nonché con le associazioni, realizzando un cambio di paradigma rispetto al passato quando il porto era riservato solo a pochi portatori d’interesse». L’appello, rivolto alla ministra De Micheli, a Dario Franceschini (ministro per i Beni Culturali) a Gaetano Manfredi (ministro per l’Università e la Ricerca) e a Sergio Costa (ministro per l’Ambiente) a favore di una continuità nell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, è sostenuto, tra gli altri, da Paolo Giulierini (direttore Mann), Michelangelo Russo (direttore del Dipartimento di Architettura della Federico II), Massimo Clemente (direttore Iriss-Cnr), Maria Cerreta (direttore del Master in Pianificazione e progettazione sostenibile delle aree portuali), Francesco Domenico Moccia (presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica della Campania), Alessandro Castagnaro (presidente Aniai Campania), Rinio Bruttomesso (presidente di Rete Associazione per la collaborazione tra porti e città), Caterina Arcidiacono (Community Psychology Lab), Pasquale De Toro (direttore Centro di ricerca interdipartimentale Calza Bini), Mario Buono (coordinatore del Dottorato Innovazione, Design, Ambiente dell’Università Vanvitelli) e altri.
Insomma, non sfuggirà anche ai meno esperti come questa anche abbastanza anomala petizione rappresenti al più un attestato di stima personale nei confronti di Spirito. Ma di certo non può in alcun modo tangere il giudizio negativo di chi da anni lavora al fianco dello stesso. Anche perché arriva da persone di valore nel loro campo, ma per lo più estranee al mondo marittimo (direttori di musei, docenti universitari e quant’altro), che non possono di certo essere paragonate, per peso specifico nella considerazione dell’argomento, a chi nel porto vive e crea occupazione. E quindi ben conosce i limiti della gestione Spirito.