Raffaele Mauriello, ex fedelissimo di Raffaele Imperiale, rivela il funzionamento del mercato nero dei dispositivi anti-indagini: «Ogni iPhone modificato lo vendevo a 1.500 euro, dentro c’era installata una sola app»
I telefoni criptati sono stati l’anima dell’impero criminale messo in piedi dal re del narcotraffico Raffaele Imperiale. È proprio grazie a quei dispositivi, infatti, che il ras del clan Amato-Pagano ha potuto mettere a segno centinaia di “operazioni” tra il Sud America, l’Olanda e l’Italia, mantenendo così i contatti con acquirenti, broker, trasportatori e cambisti. Da alcune settimane “Lelluccio Ferrarelle” ha deciso di gettarsi tra le fila dei collaboratori di giustizia, mettendo così fine ai suoi trascorsi malavitosi. A fare luce sul funzionamento delle “chat occulte” è stato però il suo fedelissimo Raffaele Imperiale, che pur non essendosi pentito ha comunque fornito agli inquirenti della Dda di Napoli alcune, importantissime informazioni.
La circostanza è stata svelata nell’interrogatorio al quale Mauriello è stato sottoposto il 15 novembre scorso: «Oltre a quello che mi dava Imperiale, guadagnavo dei soldi anche vedendo telefoni criptati a Napoli», ha messo a verbale il “confidente”, aggiungendo poi ulteriori dettagli: «Me ne occupavo per mio conto, ma poi li prelevavano delle persone di Imperiale, ma era un’attività mia. Nei telefoni viene inserita solo una sim per il traffico dati. Per renderli criptati gli iPhone vengono collegati a un computer della Apple, un programma aggiorna il telefono, cancella tutte le app e installa solo la app di Sky Ecc, a quel punto si inserisce un codice fornito dai venditori olandesi. Era possibile contattare chiunque avesse un Pin, conoscendolo». Un sistema di comunicazione sofisticatissimo, che i pm sono però riusciti a scardinare grazie a una paziente e delicata attività di indagine.
Proseguendo nell’interrogatorio Mauriello ha poi fornito anche alcuni nomi, che però restano al momento top secret: «A Napoli se ne occupava omissis. Io li vendevo a 1.500 euro. Tutti i soldi andavano a Imperiale che poi, a fine mese, me li restituiva tutti. In contratto dei fornitori olandesi lo avevano salvato come “Sky Supporter”. Dopo Sky Ecc, abbiamo utilizzato omissis, anche con quel sistema criptato abbiamo continuato a fornire telefoni a Napoli». Quanto al suo rapporto con l’allora boss “Ferrarelle”, Mauriello ha poi ricordato: «All’inizio avevo soggezione di Imperiale, che è durata quasi un anno, poi lo stesso Imperiale mi ha detto che avevo fatto meglio ad andare lì (a Dubai, ndr) e non in Spagna dove sarei stato solo. Con lui non parlavo di cose del clan, ma mi chiedeva come stava mio padre che soffre di ipertensione. In questi anni a Dubai ho incontrato per caso Raffaele, un affiliato di Melito, del quale non ricordo il cognome perché la moglie del figlio doveva fare un concorso di make up. Non ho più avuto contatti con affiliati».