Nel cda della neonata struttura assistenziale siedono il vicepresidente e un consigliere dell’istituto di credito, oltre alla moglie del sindaco della cittadina casertana. Come sono stati scelti?
L’obiettivo è sicuramente meritevole: «Fornire servizi sanitari e promuovere ed organizzare attività culturali e di interesse sociale con finalità educative». Stiamo parlando della neonata mutua San Vincenzo de’ Paoli, il nuovo servizio di assistenza nato per volontà della Bcc di Casagiove, presentata nei giorni scorsi nel salone del quartier generale dell’istituto di credito casertano.
«La mutua S. Vincenzo è un’associazione assistenziale di natura mutualistica, legalmente riconosciuta con un consiglio di amministrazione, un collegio sindacale e con un proprio legale rappresentante», si legge nella nota stampa. «La mutua fornirà tutti i servizi sanitari ai soci e clienti attraverso la piattaforma del Consorzio Comipa, convenzionato con i migliori centri e laboratori clinici di tutta Italia. Obiettivo primario della neonata mutua è – in primis – il convenzionamento con i migliori centri diagnostici del territorio».
«Il nostro istituto ha voluto fortemente – riferisce il presidente della Bcc Terra di Lavoro, Roberto Ricciardi – la nascita di questa nuova realtà che nel credito cooperativo e nelle Bcc che già hanno costituito la mutua, sta facendo molto bene».
Gli organi di governo sono il presidente Domenico Cerullo, il vice presidente Antonio Sibillo e i consiglieri Margherita De Felice, Emilia Vigilante e Antonio Nuzzolo. Mentre il sindaco è Luigi Arzillo.

Alcuni soci della banca, che hanno chiesto l’anonimato, scrivendo alla nostra redazione, ci hanno fatto notare però una curiosa circostanza. Il presidente della mutua, Cerullo, ricopre anche la carica di vicepresidente della Bcc di Casagiove; mentre il vice, Sibillo, è anch’egli consigliere sempre della banca di Casagiove.
Sia Cerullo che Sibillo sono medici, e certamente è giusto che al vertice della mutua ci siano operatori e professionisti con caratteristiche coerenti con le attività sociali; ma la domanda è: possibile che tra migliaia e migliaia di soci della Bcc di Terra di Lavoro non ci fossero altri candidati in grado di ricoprire questi incarichi se non quelli già presenti nel cda dell’istituto di credito? Perché la dirigenza della Bcc, a cominciare dal presidente Roberto Ricciardi, non ha scelto attraverso un bando riservato ai soci i componenti del board della mutua? Perché pescare ancora, e comunque, negli organi di governo dell’istituto di credito e non dare, invece, fiducia alla platea dei soci che sono i veri «proprietari» della banca e i veri protagonisti della realtà associativa?
Difficile pensare che Cerullo e Sibillo siano gli unici medici soci della Bcc
E allora: perché non è stato allargato il perimetro di coloro i quali meritano una occasione per un più pieno coinvolgimento nella vita dell’istituto e delle sue articolazioni?
Una riflessione che, peraltro, risulta ancor più stringente in relazione alla circostanza che pure l’altro componente del cda della mutua, Antonio Nuzzolo, è stato membro del consiglio di amministrazione della banca. Anche in questo caso: non c’erano altri nomi tra cui scegliere?
Nessun dubbio sulle qualità delle persone citate e sulle loro capacità, ma il nostro giornale – e i nostri lettori – s’interrogano sul metodo adottato per queste determinazioni. Metodo che dovrebbe essere spiegato a tutti i soci e che invece resta chiuso nelle segrete stanze della banca di Casagiove, città guidata dal sindaco Peppe Vozza la cui moglie, Margherita De Felice, è stata inserita peraltro nel cda della mutua.

Facendoci interpreti dei messaggi dei soci della Bcc che ci hanno contattato per segnalarci queste circostanze, riteniamo che sarebbe stato un bel gesto di inclusione se Ricciardi e gli altri decisori della Bcc volessero individuare tra i semplici soci i nuovi amministratori della mutua. Non perché – ripetiamo – quelli attuali siano indegni, ma perché semplicemente provengono da ambienti e contesti già orbitanti attorno all’istituto di credito. Dare una chance a tutti, d’altronde, è uno dei motivi fondanti delle banche di credito cooperativo.