I rapporti tra la Massoneria deviata del capo della P2 e la camorra casertana (sponda Bidognetti)
di Giancarlo Tommasone
’Ndrangheta stragista, c’è un link che porta dritto alla camorra, in particolare al clan dei Casalesi, sponda Bidognetti. Emerge dagli atti del processo che, di recente, ha portato alla condanna all’ergastolo del superboss di Brancaccio, Giuseppe Graviano, e di Rocco Santo Filippone, ritenuto dagli inquirenti capo mandamento di Melicucco, centro della Piana di Gioia Tauro. Quest’ultimo è accusato di essere affiliato alla cosca Piromalli. Per i giudici, Graviano e Filippone sono i mandanti dei tre attentati contro i carabinieri (portati a termine tra il 1993 e il 1994), costati la vita ai brigadieri Antonio Fava e Vincenzo Garofalo.
Le condanne all’ergastolo
Nell’ambito di due episodi rimasero feriti altri quattro militari dell’Arma. Il collegamento è di quelli che fanno vibrare le vene nei polsi ed emerge dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (i cui verbali sono agli atti del processo). In particolare, dell’asse Villa Literno-Castiglion Fibocchi rendiconta il pentito Luigi Di Dona. A Castiglion Fibocchi – comune di 2.160 anime, in provincia di Arezzo – c’è Villa Wanda, residenza di Licio Gelli, il Gran Maestro noto per la Loggia P2 (Propaganda due), e scomparso nel 2015, alla veneranda età di 96 anni. Nella magione incastonata nella verde provincia aretina, si registrano anche le visite di esponenti del clan dei Casalesi.
I summit a Villa Wanda
Di Dona, il 23 ottobre del 1996, interrogato dai magistrati della Dda di Napoli, fa mettere a verbale: «Questo meccanico si chiamava Gino ed era calabrese, il cognome non lo so, non me l’ha mai detto. Tramite questo Gino, che questo nipote di Bidognetti ha presentato a Mercurio (Guido, ai tempi dell’inchiesta in oggetto era detenuto al 41 bis, ndr), quest’ultimo è riuscito ad avere l’appuntamento con Licio Gelli a Villa Wanda ad Arezzo; non so perché ci è andato, comunque so che quando è tornato, ha detto che adesso poteva anche morire perché aveva visto tutto nella sua vita, aveva avuto un colloquio con Licio Gelli». A questo punto è opportuno riportare testualmente lo stralcio di un documento finito agli atti del processo, stralcio in cui si evince come ci siano stati rapporti anche tra Massoneria deviata e camorra casalese. «E così vengono in rilievo – è scritto nero su bianco – i rapporti tra Licio Gelli e la criminalità mafiosa pugliese, così come risultanti dalle dichiarazioni convergenti di Pulito, Modeo e Annacondia oltre che dai documentati contatti Serraino-Gelli. E poi quelli di vera e propria compenetrazione fra ’Ndrangheta e Massoneria deviata di cui lo stesso Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia era testimone. E, infine, per completare il quadro, quelli con la camorra casalese così come emersi dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Di Dona e dagli inconfutabili elementi di riscontro».
I verbali agli atti del processo
Il 18 febbraio del 1997, Di Dona racconta: «Proprio nel corso di uno di questi appuntamenti (con Gino, il meccanico di Roma, ndr), ricordo che Mercurio riuscì a fissare un incontro con Gelli a Villa Wanda. Eravamo nel 91-92 (in pieno periodo stragista, ndr) e ricordo che Mercurio, tornato da Arezzo, era estasiato ed entusiasta. Disse che poteva anche morire contento dopo aver avuto questo incontro. Non disse Mercurio, del motivo dell’incontro, né so se questo incontro abbia portato a risultati concreti».
Gli incontri con Gelli organizzati
per nome e per conto del clan Bidognetti
Ma per conto e per nome di chi, Mercurio si reca a Villa Wanda da Gelli? A spiegarlo è ancora il pentito: «Mercurio andava da Gelli a nome del gruppo Bidognetti, di cui era esponente di rilievo. Insomma Mercurio non ha mai trattato affari a titolo personale, ma sempre per conto di Francesco Bidognetti (alias Cicciotto ’e mezanotte). Mercurio solo una volta, si fece sfuggire che Gelli gli interessava per i processi in Cassazione. Non so se questo fosse l’unico interesse di Mercurio e del nostro gruppo verso Gelli».
Quel ritratto di donna a Villa Wanda
E poi Di Dona entra nei particolari del primo incontro a casa Gelli: «Ricordo che Mercurio ci raccontò, che appena arrivato a Villa Wanda vide Gelli che osservava un quadro. Gelli chiese a Mercurio se gli piaceva quel quadro che raffigurava una donna. Mercurio rispose di sì e Gelli spiegò che quella donna ritratta era sua figlia morta…».