La norma è operativa da oggi ed è stata studiata per favorire l’impiego di equipaggi italiani sui traghetti che trasportano passeggeri e automezzi. Ma per comprendere in che modo tale regola, potrebbe rappresentare una «rivoluzione» per l’occupazione «tricolore», bisogna partire da lontano. Dal 1997.
Quando il Governo vara il decreto
legge 457 che reca interventi urgenti
per la salvaguardia della gente di mare.
Con successive modifiche si arriva alla legge 30/98 che contiene agevolazioni
per gli armatori, ossia il totale esonero
del versamento di contributi previdenziali ed assistenziali previsti per legge
sul personale imbarcato
La pubblicità della Tirrenia che invita a ‘navigare italiano’
Ma, è specificato, nel caso si voglia usufruire degli sgravi, il personale deve essere comunitario. A febbraio del 2002 però interviene una deroga alla succitata legge. I sindacati di categoria della Triplice – Filt Cgil, Fit Cisl e Uil trasporti – siglano un accordo quadro con Confitarma. In virtù di tale accordo, nei fatti, viene aggirato «il divieto di imbarco di personale extracomunitario». Nel senso che il personale non comunitario, può essere impiegato nel cabotaggio cosiddetto «conseguente» (tratte prevalentemente italiane ma con un passaggio in porti stranieri). Parallelamente, si consente, però, di usufruire degli sgravi.
A sostegno della deroga, la clausola dettata
dall’eventuale irreperibilità di marittimi italiani o comunitari
«In caso di irreperibilità di marittimi italiani o comunitari, si potrà procedere all’imbarco di marittimi per tutte le qualifiche con esclusione del Comandante», recita testuale un passaggio dell’accordo. Quale il ruolo principale dei sindacati in tutto ciò? Sta nel fatto che della certificazione dell’eventuale irreperibilità e delle qualifiche – per le quali risulta mancante personale italiano e comunitario – vengono investite le segreterie di suddette sigle sindacali. C’è di più: nel mese di febbraio del 2003, un altro accordo sottoscritto tra Confitarma e Filt Cgil, Fit Cisl e Uil trasporti, prevede che gli armatori debbano versare un contributo direttamente ai sindacati per ogni lavoratore extracomunitario imbarcato.
L’accordo del 2003 tra Confitarma e sindacati di categoria
Il tariffario cambia a seconda se ci si trovi davanti a navi iscritte nel Registro Internazionale con equipaggio italiano-comunitario o a navi che imbarchino italiani, comunitari e non comunitari. Nel primo caso il versamento annuale per ogni non comunitario è di 190 euro, nel secondo è di 300 dollari (280 euro circa). Sul caso interviene il patron di Moby-Tirrenia Vincenzo Onorato che stando a sue considerazioni, rileva come un cospicuo flusso di denaro finirebbe dagli armatori nelle casse dei sindacati della Triplice. Scoppia la battaglia del «navigare italiano». Onorato, infatti, ritiene che i marittimi extracomunitari vengano sottopagati, togliendo inoltre occupazione ai loro colleghi italiani e comunitari, non di certo avvantaggiati da quella che definisce attuazione di concorrenza sleale.
L’armatore Vincenzo Onorato
Onorato e il decreto Cociancich
Onorato sposa il decreto Cociancich e come lui anche i componenti dell’associazione Marittimi per il futuro di Torre del Greco, che si sono schierati fin da subito, dalla parte dell’armatore napoletano, nella battaglia del «navigare italiano». Battaglia, che tra l’altro si combatte contro Manuel Grimaldi (patron dell’omonima compagnia armatoriale) e Confitarma. Tornando al decreto, inoltre, non vieterebbe l’assunzione di extracomunitari, salvo però il fatto che si applichi anche a loro il contratto Ue. Per sondare la tenuta della norma operativa da oggi, bisognerà però aspettare un po’ di tempo e soprattutto la linea che intenderà adottare il nuovo Governo, anche in virtù del confronto sulla materia, con l’Ue.
Manuel Grimaldi
La posizione del M5S prima delle elezioni del 4 marzo
Luigi Di Maio e Beppe Grillo a Torre del Greco
Luigi Di Maio, che aveva tenuto una delle sue ultime tappe di campagna elettorale proprio dal palco di Marittimi per il futuro (accanto a Beppe Grillo), sembra aver sposato la causa del «patriottismo» in materia di imbarchi. Questo almeno prima delle consultazioni del 4 marzo.
Grillo incontra i marittimi a Torre del Greco
Occupandoci infine della situazione della compagnia di Onorato, Moby fa i conti con la riduzione del rating decisa da Moody’s Corporation. Il titolo Moby, quotato in Lussemburgo – 300 milioni di euro di valore, rendimento del 7,75% e scadenza 2023 -, ha subìto un vero e proprio crollo passando, nelle ultime settimane, dal 91% al 78% del valore di emissione. Il gruppo Onorato, inoltre, deve ancora pagare i 55 milioni di euro della prima rata per l’acquisizione della Tirrenia. Il termine era fissato al 2016; le altre due tranche, rispettivamente da 60 e 65 milioni scadranno nel 2019 e nel 2021.