Retata tra il Borgo Sant’Antonio Abate, Porta Nolana e Forcella: nei guai tre nuclei familiari sospettati di aver movimentato quasi tre tonnellate di sigarette illegali
di Luigi Nicolosi
Tre nuclei familiari guidati da un’unica regia e in grado di invadere di “bionde” fuorilegge non soltanto il centro storico di Napoli, ma anche gran parte dell’hinterland nord e dell’intera provincia. Per uno degli indagati, Ivan D’Onofrio, è stata così applicata la custodia in carcere, per sette il gip ha invece disposto i domiciliari. Altri sette sono destinatari di divieto di dimora nella provincia di Napoli, mentre due dell’obbligo di dimora.
Nel complesso sono 67 le persone coinvolte nella maxi-inchiesta e che gli inquirenti ritengono a vario titolo responsabili di aver costituito e fatto parte di bande dedite al contrabbando di tabacchi lavorati esteri provenienti dall’Est Europa per alimentare il mercato clandestino campano. Già sequestrati, e successivamente confiscati, anche due immobili utilizzati per lo stoccaggio delle ‘bionde’, per un valore di oltre 250.000 euro. Tre i gruppi familiari autonomi individuati, attivi in particolare a Napoli, nelle zone di Porta Nolana, piazza Mercato, via Sant’Antonio Abate e nel quartiere Forcella; ma anche nell’area metropolitana, tra Cardito, Frattaminore, Casoria e Melito di Napoli.
Per gli inquirenti erano inseriti in un livello intermedio nella catena distributiva delle sigarette di contrabbando, disponendo di locali adibiti a magazzini clandestini intestati a diversi prestanome. I tre gruppi gestivano il mercato illegale delle sigarette, canalizzando le forniture ai titolari delle cosiddette bancarelle secondo i differenti flussi di domanda, dipendenti dalla qualità e dai prezzi praticati. Le indagini, svolte tra l’estate del 2015 e il 2017, ha individuato e monitorato sia gli immobili destinati a deposito (box, garage, sottoscala, appartamenti) che gli automezzi utilizzati per le consegne delle forniture di sigarette ai clienti, generalmente auto di piccola cilindrata ma capaci di nascondere fino a tre casse di Marlboro, Regina, Rothmans, Chesterfield, Minsk e Marble, disponibili a prezzi variabili a seconda della differente qualità e della provenienza estera, con scostamenti di valore anche tra sigarette della stessa marca.
Le 27 tonnellate di sigarette di contrabbando commercializzate nell’arco di un triennio hanno fruttato 2,7 milioni di euro. Un traffico a dir poco mastodontico, i cui responsabili – ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, sembrano adesso essere stati individuati. Indagando sulle tre paranze sono infatti emerse le condotte più gravi che hanno portato alla custodia in carcere per Ivan D’Onofrio; agli arresti domiciliari sono invece andati i fratelli Carmine e Salvatore D’Onofrio (quest’ultimo padre di Ivan), Massimo Vivo (zio di Ivan), Ciro Montagna; Carmine Polito; Luigi Giugliano Tucci e Michele Ruoppolo; divieto di dimora nella provincia di Napoli per Salvatore De Masi, Antonio Andolfi, Gennaro D’Onfrio, Luigi Montagna, Francesco Condemi, Domenico Marrazzo e Annarita Prudente. Obbligo di dimora a Napoli infine per Salvatore Pezzella e Pasquale Battimiello.