Il sindaco de Magistris tenta il blitz nella delibera (fatta di tante belle promesse, ma con zero coperture) sugli aiuti ai napoletani.
«Ristorare le perdite di fatturato subite dalle società partecipate degli enti locali in particolare le società di trasporto pubblico». Questo è uno dei capitoli inseriti nella delibera di indirizzo approvata due settimane fa dal Comune di Napoli, denominata «Napoli riparte». Riparte si fa parte dire, la delibera in realtà è un mero elenco di idee, di eventualità, di ipotesi. In pratica un libro dei sogni, dove è prevista l’esenzione per il 2020 del pagamento dei tributi locali per le attività commerciali e artigiane e addirittura si chiedono al governo poteri speciali per i sindaci, per velocizzare le procedure di spesa in conto capitale, per la realizzazione dei progetti inseriti nel Pon e nel Por. Cose irrealizzabili (purtroppo).
Di contro c’è un dato che però scagiona l’Ente. La delibera è considerata di indirizzo politico, tanto che lo stesso segretario generale Magnoni, nelle sue osservazioni, scrive: «Non reca il parere di regolarità tecnica, né quello di regolarità contabile». Per chi mastica un minimo di diritto amministrativo capisce bene che questa delibera è di fatto un insieme di annunci, nulla più. Tra i veri «desideri» del sindaco de Magistris c’è quello di chiedere al governo una serie di iniziative tese a salvare l’Ente e le sue partecipate. Ma non in maniera generica, l’ex pm indica anche quale, l’Anm.
«Ristorare – si legge nell’atto – le perdite di fatturato subite dalle società partecipate degli enti locali in particolare le società di trasporto pubblico». Che tradotto per la città di Napoli significare: «Caro Conte dacci i soldi per salvare l’Anm». Una richiesta lecita, che però è stata infilata in mezzo ad un mare magnum di altre cose. Come per esempio: «Sostenere un’azione di impulso nei confronti del governo volta all’ottenimento di misure per ridurre, per il 2020, la percentuale di determinazione della quote di accantonamento al fondo crediti dubbi esigibilità, sia in fase di previsionale che a consuntivo, con un recupero graduale per gli anni seguenti delle differenze rispetto all’aliquota a regime». E ancora: «Rinegoziare i mutui degli enti locali; rivisitare la disciplina legislativa relativamente dalla procedura del tuel».
Il Comune in pratica chiede al Governo di salvare capre e cavoli in colpo solo, magari creando la figura di un super-sindaco. Intanto però dopo due settimane nessun atto è diventato concreto, nessun dirigente ha firmato alcunché, non c’è nessuna esenzione di alcun canone per i commercianti, perché l’unico atto prodotto è di «indirizzo politico». Qualcuno critica il Governo, accusandolo di non aver prodotto ancora nulla che possa rientrare nella sfera di un provvedimento concreto. Il Comune di Napoli pare essersi messo sulla stessa scia dell’esecutivo nazionale.