Otto operatori sanitari saranno rinviati a giudizio con l’accusa di “omicidio semplice con dolo eventuale” al termine delle indagini sulla morte di Diego Armando Maradona. Accolta la richiesta dell’accusa, che aveva segnalato carenze e negligenze nelle cure del fuoriclasse argentino
di Stefano Esposito
Saranno 8 gli operatori sanitari rinviati a giudizio con l’accusa di “omicidio semplice con dolo eventuale” al termine delle indagini sulla morte di Diego Armando Maradona. Il provvedimento arriva a quasi un anno e mezzo dalla morte del Pibe de Oro a causa di un edema polmonare e di un’insufficienza cardiaca. Accolta la richiesta dell’accusa, che aveva segnalato carenze e negligenze nelle cure del fuoriclasse argentino
Le possibili condanne per gli imputati
Rischiano condanne che vanno dagli 8 ai 25 anni di reclusione. La procura di San Isidro non ha chiesto la custodia cautelare. Presunte cure carenti, cattiva gestione e inadempienze: una perizia, nell’ambito delle indagini, aveva concluso che l’ex calciatore era stato “abbandonato al suo destino” dall’equipe medica. Leopoldo Luque, medico curante e confidente di Maradona, ha sempre affermato di aver “cercato di aiutare” Maradona.
Le parole nella relazione medica, allegata alle 236 pagine firmate dal giudice Diaz Diaz, sono molto dure. Secondo i consulenti, i medici «ignorarono quei segni pericolosi per la vita di Maradona». Loro e gli infermieri che avrebbero dovuto sorvegliarlo h24 lo abbandonarono al suo destino. In particolare, l’assistenza degli infermieri «fu piena di inefficienze e irregolarità». Durante gli interrogatori la “banda degli otto” ha tentato lo scaricabarile delle responsabilità.
L’infermiera Madrid, ad esempio, dichiarò che fu indotta a scrivere il falso dal suo responsabile Perroni a proposito dei controlli effettuati sul celebre paziente nella notte prima della morte: disse che lui li aveva rifiutati. Diego era un ribelle ma in quei giorni drammatici aveva bisogno di aiuto: le sue disastrose condizioni fisiche e il suo stato di abbandono erano il più chiaro campanello d’allarme, purtroppo tragicamente inascoltato. Ecco perché – è la conclusione – «non si può escludere che farmaci e dipendenze (alcol più che droghe, ndr) abbiano influenzato l’esito fatale»