Per la legge argentina, i professionisti rischiano tutti una condanna fra otto e 25 anni di carcere per aver «contribuito ad una morte del paziente che poteva essere evitata».
Sono cominciati oggi, a San Isidro, in provincia di Buenos Aires, alle 17 ora italiana, gli interrogatori delle sette persone accusate in Argentina di “omicidio con eventuale dolo”, a seguito della morte, avvenuta il 25 novembre scorso, di Diego Armando Maradona. A riferirlo è il portale MDZ. L’argentino è deceduto per un “edema polmonare acuto legato ad uno scompenso cardiaco cronico aggravato ed una cardiomiopatia dilatativa”. E i sette professionisti sono indagati per avere, con il loro comportamento, “contribuito ad una morte del paziente che avrebbe potuto essere evitata”. Rischiano per la legge argentina una condanna fra otto e 25 anni di carcere.
Il primo a parlare con i magistrati è l’infermiere Ricardo Almiròn. Seguiranno, fino al 24 giugno, la collega Dahiana Madrid, il coordinatore dello staff infermieristico Mariano Perroni, la dottoressa responsabile del ricovero a domicilio di Maradona, Nancy Forlini e lo psicologo Carlos Dìaz. Venerdì 25 giugno sarà la volta della psichiatra Agustina Cosachov, a cui si rimprovera una non corretta somministrazione dei farmaci, in particolare quelli psicotropici, mentre il 28 giugno sarà interrogato per ultimo il neurochirurgo Leopoldo Luque, che svolgeva la funzione di medico di base dell’ex calciatore del Napoli fino al giorno della morte.
A complicare la posizione degli indagati c’è la perizia ufficiale secondo cui Maradona “è entrato in agonia almeno 12 ore prima dell’ora ufficiale del suo decesso”, senza che nessuno dell’equipe medica e infermieristica che lo assisteva cercasse un modo per salvargli la vita.