La missiva di un genitore di una ragazza delle medie, inviata alla redazione di Stylo24
— RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO —
«Sono una mamma disperata, perché non auguro a nessun genitore di sentire quello che ho sentito io, e che continuo a sentire da troppi giorni. A cose del genere non si fa l’abitudine, non si può farla, e ho deciso di scrivere, perché penso che come me, tante mamme, tanti papà, stanno vivendo lo stesso incubo. Mia figlia ha 13 anni e frequenta una scuola media napoletana. Una ragazza che si affaccia alla vita come tutte le ragazze e i ragazzi della sua età, una ragazza a cui piace andare a scuola, incontrare i compagni di classe, uscire, quando è possibile.
Dopo l’ennesima chiusura delle scuole, ha praticamente smesso di collegarsi per la Dad; il primo passo è stato quello di staccare letteralmente il pc, il secondo quello di allontanarsi dal cellulare durante le ore di lezione. Da giorni la vedo assente, impigrita, un automa che fissa un pc e un telefono spento.
Ho provato a parlarle, per cercare di risolvere il problema e lei mi ha detto: “Mamma, non ce la faccio più. Se non torno a scuola, io mi uccido. La mia vita non vale niente”. Potrete immaginare come mi sia sentita, una parte di me, la parte più importante di me, un figlio, ha detto che ha intenzione di uccidersi. Una confessione che mi fa tremare, e che mi ha annullata completamente. Io e mio marito siamo persone semplici, non riusciamo a comprendere tante cose, e questa ci ha praticamente devastato.
Abbiamo provato a contattare degli psicologi consigliatici da amici, ma ci hanno detto che al momento, avrebbero potuto operare in videoconferenza, ma mia figlia prova assoluta repulsione per ogni mezzo del genere. Lo scorso anno, quando c’è stato il lockdown, mia figlia ha preso tutto come un gioco, era contenta i primi giorni, di non andare a scuola, poi pian piano ha cominciato a disinteressarsi e si è chiusa sempre di più. Con notevole sforzo, essendo allora presenti in casa anche io e mio marito, siamo riusciti a non farle perdere l’anno scolastico.
Il problema si è ripresentato dopo l’estate, mia figlia era contenta di poter ritornare a scuola, ma poi, a ottobre, dopo pochi giorni di classe, è arrivata la notizia che la didattica in presenza era sospesa. Mia figlia ha ricominciato a non seguire le lezioni a distanza, e abbiamo compiuto un ulteriore sforzo disumano per farle capire che doveva impegnarsi a seguire, a “partecipare”, nonostante sia molto timida, nonostante fosse preparata, e quando si trattava delle interrogazioni, trovava una scusa, si allontanava dal pc, perché si sentiva insicura, e aveva terrore del giudizio dei professori e dei compagni collegati.
Siamo riusciti a salvare il primo quadrimestre. Poi la scuola ha riaperto e la situazione è cambiata in meglio dopo appena un paio di giorni. Credevamo che la crisi fosse passata, e invece è tornata più forte di prima, non appena è ricominciata la Dad. Ripeto, siamo persone semplici, e tante cose della politica non le comprendiamo, so però che da altre parti, nonostante la zona rossa, i ragazzi sono potuti andare a scuola, i nostri, invece non hanno potuto farlo nemmeno quando la Campania era in zona gialla. So solo che è la sconfitta di tutti, non solo del singolo genitore, quando un ragazzino arriva a dire la cosa che mi ha detto mia figlia».