Il dottor Marco Marcarelli a Stylo24: importante perché dobbiamo cercare di preservare quanto più a lungo i progetti di madre natura
Rispetto al passato le persone dedicano sempre maggior tempo al benessere fisico e alla cura del corpo. Tanti decidono ogni giorno di dedicarsi all’attività fisica. Cresce, quindi, la consapevolezza dell’importanza della medicina sportiva per superare grandi e piccoli traumi fisici. In passato non sempre venivano curati in modo adatto, ma oggi, anche i più giovani sembrano aver acquisito un nuovo approccio.
«Negli ultimi mesi ho avuto la fortuna di lavorare con un’atleta di alto livello e una bellissima testa» racconta a Stylo24 il dottor Marco Marcarelli, medico chirurgo specialista in Ortopedia e dell’Azienda ospedaliera Mauriziano di Torino e del J-Medical. «Un pattinatore sul ghiaccio di grandissime promesse che, a scarsi 50 giorni da due grand prix importantissimi (per ottenere i punteggi che poi servono ad accedere al mondiale e successivamente alle Olimpiadi, ndr.), si è fratturato il quinto metatarsale. Non era una frattura molto complessa ma a differenza di altri atleti ha capito bene quello che andava fatto da un punto di vista puramente medico. Ha seguito alla lettera i consigli, un tutore adeguato per questo tipo di frattura e la completa astensione dall’attività fisica, e a soli 25 giorni la frattura era già abbastanza stabile. Una circostanza che ci ha permesso di concordare insieme a lui, al suo preparatore e al fisioterapista del J-Medical, un programma personalizzato. Dopo appena 15 giorni è tornato a mettere già i pattini e, a neanche 40 giorni dalla frattura, è riuscito a fare già i primi salti tripli».
L’importanza dello sport
Un salto di qualità notevole visto che fino a qualche anno fa, forse, la medicina sportiva era un po’ “trascurata”.
«Per una normale evoluzione dell’attività sportiva che è diventata sempre più frequente anche tra i non agonisti, i non professionisti, chiaramente la medicina sportiva comincia a espandersi sempre di più. E quindi quello ha portato un po’ alla ribalta i colleghi che se ne occupano. Adesso c’è più consapevolezza dell’importanza dell’attività fisica e c’è un numero nettamente maggiore di soggetti che fanno sport. La medicina sportiva, inoltre, può essere la chiave di volta per un maggior impiego della medicina rigenerativa, soprattutto se legata a degli sportivi di alto livello. Se la rigenerativa permette il recupero di un professionista in tempi più brevi rispetto a quella tradizionale, è chiaro che tutto questo può essere ribaltato nella medicina di tutti i giorni magari con dei risultati altrettanto favorevoli. Può essere il cavallo vincente dei prossimi anni».
L’ortopedia rigenerativa
L’ortopedia rigenerativa negli ultimi anni ha avuto un’evoluzione importante, ma gli scenari futuri potrebbero essere ancora migliori
«Quando parliamo in generale della medicina rigenerativa parliamo del presente ma anche dei prossimi 20 anni di tutta la medicina e soprattutto dell’ortopedia dove abbiamo grandissimi campi di applicazione. È importante perché dobbiamo cercare di preservare quanto più a lungo madre natura. L’impianto protesico dovrebbe essere posticipato il più a lungo possibile, e questa specializzazione potrebbe rappresentare la chiave per conservare le nostre articolazioni native il più a lungo possibile. Quanti detto significherebbe anche un risparmio in termini di budget sanitario e di qualità della vita del paziente perché le protesi non rappresentano la panacea e sono comunque costellate da un numero non indifferente di complicazioni, precoci, a medio e a lungo termine. Quindi, quanto più riusciamo a preservare il progetto di madre natura, tanto più riusciremo a dare una maggiore qualità di vita al paziente».
Carriere sportive più lunghe
In passato ci sono stati campioni che hanno dovuto smettere in seguito a infortuni. Tramite l’ortopedia rigenerativa, questo potrebbe essere evitato in futuro?
«È quello che ci si augura essenzialmente, però, secondo me non è solo la medicina o l’ortopedia rigenerativa. Non possiamo pensare di applicare solo la medicina rigenerativa sperando poi nel miracolo. È tutto quello che è correlato alla medicina sportiva, all’ortopedia, a quella rigenerativa. Tutto l’insieme favorirà l’aumento degli anni di carriera di uno sportivo».
Per esempio, un campione che tutti noi abbiamo amato, Roberto Baggio, nella sua carriera ha patito molti infortuni.
«Probabilmente la medicina rigenerativa avrebbe potuto ridurre quella che era la sintomatologia algica. Lui ha avuto il primo trauma a 17/18 anni quando non si praticava l’artroscopia, era stato operato al crociato e ai menischi che era un po’ una sorta di condanna per quell’età. Lo stesso Baggio probabilmente, ai giorni d’oggi, avrebbe avuto meno problemi»