Perquisite le abitazioni di Maria e Francesco Mesi, già condannati per favoreggiamento nei primi anni 2000
Il boss Matteo Messina Denaro, nonostante la latitanza avrebbe avuto una vita sociale molto «attiva». Un testimone ha raccontato all’ex Iena Ismaele La Vardera, ora vicepresidente della commissione Antimafia siciliana, di aver partecipato, due anni fa circa, a festini hard col boss Matteo Messina denaro.
Agli incontri a luci rosse, che si sarebbero svolti in una villa in provincia di Palermo, avrebbero preso parte anche un esponente delle forze dell’ordine, un medico e un politico. Il racconto verrà trasmesso domani, in prima serata, su Italia 1. Sulla testimonianza e sull’attendibilità dell’uomo, ascoltato dai carabinieri del Ros, gli inquirenti stanno facendo accertamenti ma ci sarebbero diverse incongruenze. Il testimone avrebbe detto di non essere stato a conoscenza della vera identità dell’uomo dei festini, che gli sarebbe stato presentato con il nome di Andrea. Solo dopo l’arresto avrebbe capito di chi si trattava.
Intanto si indaga su due relazioni amorose intrattenute dall’ex latitante. Gli inquirenti vogliono capire se possano aver aiutato il capoclan siciliano nella sua fuga. Maria Mesi, ex amante storica del boss, e Francesco Mesi, i fratelli già condannati nei primi anni 2000 per il favoreggiamento di Matteo Messina Denaro, sarebbero nuovamente iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di aver favorito la latitanza del capomafia arrestato il 16 gennaio scorso. Oggi, i militari dell’Arma hanno perquisito le loro abitazioni di Aspra, nel Palermitano, una casa di campagna e la torrefazione gestita dalla famiglia Mesi. Gli inquirenti avrebbero sequestrato i cellulari e i pc dei due fratelli.
Una donna racconta: «Ho avuto una relazione con lui ma non sapevo chi fosse»
Sempre più persone si stanno presentando, in modo spontaneo, nelle stazioni dei carabinieri e nei commissariati di polizia per raccontare che loro quell’uomo l’avevano incontrato. Ma solo quando hanno visto il suo volto nelle immagini durante la cattura nella clinica ‘La Maddalena’ si sono resi conto che quella persona dai modi gentili e gioviali era il capomafia più ricercato d’Italia, autore di decine di omicidi e protagonista della stagione stragista dei corleonesi di Totò Riina.
Si tratta di testimonianze che potrebbero essere utili agli investigatori che stanno cercando di ricostruire, tassello dopo tassello, la vita del padrino di Castelvetrano: i suoi spostamenti, le sue frequentazioni, le sue abitudini, i suoi rapporti d’affari. Tra le segnalazioni c’è anche quella di una donna che ha raccontato di avere avuto una relazione di alcuni mesi con il capomafia precisando, però, di non essere stata a conoscenza della sua reale identità. La donna, come gli altri testimoni, non sarebbero indagati. Sono, però, in corso controlli e verifiche sulle versioni raccontate agli investigatori. Nulla viene lasciato al caso. E qualunque particolare, trascritto nei verbali, può servire a fornire sviluppi alle indagini.