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Home Notizie di Cronaca

«Matteo Messina Denaro? Era di un livello superiore»

di Redazione
4 Febbraio 2023
in Notizie di Cronaca, Primo Piano
Tempo di lettura: 3 minuti
Tre immagini di Matteo Messina Denaro: da quando era giovane a come potrebbe apparire oggi

Tre immagini di Matteo Messina Denaro: da quando era giovane a come potrebbe apparire oggi

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Il boss, nonostante si fosse macchiato di crimini orrendi, era amato da chi lo conosceva. Circostanza che forse ha agevolato la sua fuga

«Matteo era di livello superiore. Era di un’eleganza, di uno stile per noi inarrivabile. E poi è un uomo colto. Leggeva Nietzsche, libri di romanzieri importanti, scrittori sudamericani. A volte faceva citazioni per noi incomprensibili. In 30 anni di solitudine chissà quanti libri avrà letto». Gli amici di gioventù del mafioso Matteo Messina Denaro, sfuggito alla cattura per tre decenni, parlano al bar, a Selinunte, a 10 minuti da Castelvetrano, borgo marinaro con sabbia dorata che giace ai piedi dei templi dorici, dove il boss mafioso trascorreva spesso le sue giornate. Nessuno vuole si faccia il proprio nome.

Degli amici storici del boss, qualcuno è in carcere, qualcun altro è collaboratore di giustizia, uno, Giuseppe Clemente, condannato all’ergastolo, si è suicidato in cella, altri sono stati condannati per mafia o favoreggiamento e sono liberi. Nessuno rinnega quell’amicizia. «Matteo è una persona gentilissima, generosa. Forse avrà una doppia personalità considerate le tante condanne. Ma con gli amici era un galantuomo», dice chi lo ha conosciuto bene tanto da finire in galera per averlo aiutato. «Quello che mi ha stupito – aggiunge – è sapere che ha consentito a fare un selfie col medico della clinica dov’è stato operato. Lui non amava farsi ritrarre, ed era pure latitante. Mi chiedo perché si sia fatto quella foto».

Cresciuto a Castelvetrano Messina Denaro ha frequentato le elementari nella scuola Ruggero Settimo, le medie all’istituto comprensivo Capuana-Pardo e poi si è iscritto all’istituto tecnico commerciale ma non avrebbe terminato gli studi. Nel suo carteggio con l’ex sindaco Antonino Vaccarino, soprannome Svetonio, utilizzato dai servizi segreti per arrivare alla cattura del boss, Messina Denaro, soprannome Alessio, nel febbraio 2005 cita lo scrittore brasiliano Jorge Amado: «Amado diceva che non c’è cosa più infima della giustizia quando va a braccetto con la politica ed io sono d’accordissimo con lui».

I rimpianti e i ricordi di goventù

E sempre nel 2005 scrive ancora: «Veda io qualche rimpianto nella mia vita ce l’ho: il non aver studiato è uno di essi, è stato uno dei più grandi errori della mia vita, la mia rabbia maggiore era che ero un bravo studente solo che mi sono distratto con altro. Se potessi ritornare indietro conseguirei la laurea senza ombra di dubbio… vorrei la laurea solo per me stesso e non per altro… Oggi mi ritrovo ad avere letto davvero tanto essendo la lettura il mio passatempo preferito, a livello culturale mi definisco un buono a nulla (visto che non ho le basi) che se ne intende un po’ di tutto». E una conferma alla voglia conoscenza del padrino trapanese viene dal suo covo di Campobello di Mazara dove sono stati trovati diversi libri tra cui alcuni testi storici.

Matteo, ricordano gli amici, a fine anni Ottanta si muoveva tra l’hotel Zeus, il ristorante Pierrot, il Clip line pub, il bar Paperino, il Paradise beach dove conobbe Andrea Haslehner, bella ragazza austrica di cui s’innamorò. Di lei era infatuato anche Nicola Consales vice direttore dell’albergo. Quest’ultimo venne ucciso il 21 febbraio 1991 e Messina Denaro è ritenuto il mandante. «E’ vero che aveva la passione per la bella vita, le donne, le auto. Ma da giovane quale ragazzo non l’ha? – dice un altro amico – Aveva una Bmw, se non ricordo male una E30, poi ha comprato una Lancia Delta integrale e infine la Porsche Carrera».

L’assegno da 800 mila lire

Messina Denaro, spiega chi lo ha conosciuto, amava giocare a carte, soprattutto a Chemin de fer. E frequentava il circolo Pirandello e il circolo Gioventù. C’è chi ricorda il giorno in cui con l’accendino diede fuoco a un assegno di 800 mila lire, che era girato tra i tavoli da gioco e che alla fine arrivò a lui, e si accese una Merit. I soldi erano stati persi da un suo amico.

Tags: matteo messina denaro
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