di Giancarlo Tommasone
Tiene banco il caso Bagnoli, dopo l’indicazione – per l’incarico di commissario governativo – da parte del ministro Lezzi, dell’imprenditore Francesco Floro Flores. Nomina che, dopo le polemiche innescate dall’ipotesi di un conflitto di interesse, sembrerebbe non essere più così sicura. Su questo argomento, sul presunto patto sotterraneo Fico-deMa e sull’emendamento salva-Napoli, Stylo24 ha raccolto le considerazioni del consigliere comunale del M5S, Matteo Brambilla.
Bagnoli e il commissariamento, per la nomina, il ministro grillino Barbara Lezzi ha indicato Francesco Floro Flores. Cosa pensa dell’incarico ‘affidato’ all’imprenditore napoletano?
«Al momento manca l’ufficialità e non è detto sia lui il nuovo commissario. All’atto della ratifica della nomina, potrò esprimermi, naturalmente insieme agli altri consiglieri municipali del M5S. Quando sarà nominato il nuovo commissario, trarremo le conseguenze e diremo la nostra».
A lei, personalmente, piace Francesco Floro Flores?
«Non è una questione di nome. E’ una questione di metodo e di quello che deve fare un commissario. Almeno per quanto riguarda me e i 5 Stelle».
Vale a dire?
«Ha un solo compito: fare la bonifica che Bagnoli aspetta da 25 anni. Fatto questo, deve andare via, lasciando decidere la città sulla propria urbanistica».

E’ stato ipotizzato che la nomina di Floro Flores (dovesse andare in porto) farebbe parte di un presunto patto sotterraneo finalizzato a portare il sindaco di Napoli (forte dell’appoggio del M5S) a correre per la Regione e il presidente della Camera a guidare Palazzo San Giacomo. Esiste questo patto?
«Io sono consigliere comunale a Napoli da più di due anni. Sono stato il candidato sindaco scelto dalla rete, vale a dire dagli attivisti iscritti al Movimento e residenti a Napoli. Io di questo patto so nulla e non credo che esista. Se ci fosse un patto sarei il primo a lasciare i 5 Stelle. Conoscendo il Movimento e conoscendo Roberto Fico, trovo molto difficile che possa essersi prestato a una cosa del genere, fatta non alla luce del sole e davanti agli attivisti. Se fosse così, ripeto, mi dimetterei il giorno dopo. Per me sarebbe un tradimento di tutto quello che io ed altre persone abbiamo sempre fatto».

Emendamento salva-finanze, Stylo24 ha riportato in esclusiva la notizia che un gruppo di attivisti napoletani, coadiuvati da professori universitari e parlamentari grillini, ha lavorato per una contromossa che di fatto «condannerebbe» de Magistris all’incandidabilità per 10 anni. Alla luce di ciò cosa pensa dell’emendamento Grassi? Si può definire, anche nel merito, un salva-Napoli o addirittura un salva-de Magistris?
«Assolutamente no, non è un salva-sindaco né un salva-Napoli. Non mi spiego però, se l’obiettivo dell’emendamento fatto al Senato, è quello di dare ossigeno ai Comuni, come mai sterilizzi solo per un anno l’eventuale intervento della Corte dei Conti. Intervento su quei Comuni che hanno già un piano di riequilibrio con grave reiterato sforamento degli obiettivi intermedi. Se l’obiettivo dell’emendamento Grassi è quello di aiutare gli Enti che sono stati devastati dalle politiche dei precedenti Governi e dai tagli, in particolare, al Welfare, allora siamo tutti d’accordo. Ma non si capisce la sostanza di questo emendamento, che, lo ripeto, sterilizza solo per un anno gli effetti della Corte dei Conti. Che tra l’altro solleva dubbi sulla costituzionalità di detta norma. Il Comune di Napoli, ovviamente, dice che non è vero».
Anche Grassi ha scritto che non esistono dubbi sulla costituzionalità del suo emendamento.
«Vuol dire, allora che dissento da quello che scrive il senatore Grassi. Che forse dimostra di non conoscere la storia del Comune di Napoli».
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