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Home Inchieste e storia della camorra

«E’ successo un guaio, bisogna spostare a quello»

di Redazione
3 Marzo 2019
in Inchieste e storia della camorra, Notizie di Cronaca
Tempo di lettura: 3 minuti
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di Giancarlo Tommasone

«C’è stata una fibrillazione sulle attività tecniche», così si è espresso il questore di Napoli, Antonio De Iesu, durante la conferenza stampa indetta per diffondere i particolari della cattura del boss 38enne Marco Di Lauro.

Fibrillazione che ha poi dato l’input decisivo per far scattare una operazione che ha catapultato un nutritissimo gruppo interforze (150 uomini) formato da polizia, carabinieri e guardia di finanza, in Via Emilio Scaglione, a Chiaiano, all’interno di un appartamento, dove intorno alle 14 di ieri ci si è trovati davanti quello che fino a qualche ora prima era un superlatitante, eclissatosi più di 14 anni fa.

Quando si parla di attività tecniche, ci si riferisce, nella maggior
parte dei casi, a quelle di intelligence, vale a dire alle intercettazioni, siano esse effettuate in ambientale oppure con il monitoraggio
delle utenze telefoniche

Ed è a questo punto che la storia della cattura di Marco Di Lauro, quarto dei dieci figli maschi del superboss Paolo, si intreccerebbe con un delitto, consumato ieri mattina. Vittima una 33enne, Norina Mattuozzo, che da qualche tempo era tornata a vivere a casa dei genitori, perché le cose tra lei e il marito non andavano bene.

L’uomo, un ex sorvegliato speciale,
si chiama Salvatore Tamburrino, 42 anni

Ieri mattina si è recato dalla moglie, doveva parlare con lei, i due si sono chiusi in una stanza dell’appartamento per discutere: dalla pistola impugnata da Tamburrino sono stati esplosi tre colpi che hanno lasciato senza vita la donna. Tutto ciò è avvenuto mentre nell’appartamento c’erano i figli della coppia, un bimbo di sette anni e una adolescente di 14. L’uomo si è dato alla fuga, ma dopo alcune ore si è costituito, recandosi presso i locali della Mobile di Napoli. Non è un personaggio malavitoso come tutti gli altri, Tamburrino: secondo gli inquirenti non solo è contiguo ai Di Lauro, ma è considerato tra le persone più vicine all’ormai ex superlatitante arrestato ieri.

Uno che lo avrebbe aiutato a continuare a rimanere nell’ombra: per tale motivo, movimenti e conversazioni del 42enne sarebbero stati costantemente monitorati dalle forze dell’ordine, nell’attesa speranzosa di un passo falso. E’ stato sibillino De Iesu quando ha parlato di fibrillazione sulle attività tecniche, registrate successivamente al femminicidio.

Il cerchio si stringeva da tempo intorno
a Di Lauro jr, ma è diventato di colpo asfissiante

Non ha aggiunto altro il questore; ma cosa avrebbe fatto scattare il blitz? Ci sarebbe stata una telefonata che avrebbe avvertito i «compagni» del «casino successo a Melito» e del fatto che bisognasse «spostare a quello da là», perché il posto dove si trovava F4 (come pure viene indicato Marco dagli affiliati) non era più sicuro.

La telefonata intercettata: «E’ successo un casino
a Melito, bisogna spostare a quello da là»

La conversazione, intercettata, avrebbe fatto scattare la fibrillazione (di cui parlava De Iesu) e avrebbe indirizzato le indagini, che poi potrebbero aver avuto una conferma direttamente da una fonte confidenziale. I «sodali» non avrebbero avuto il tempo materiale di organizzare lo «spostamento sicuro dello zio», di contro le forze dell’ordine, si sono recate dritte verso la meta.

Marco Di Lauro era intento a consumare
un piatto di pasta asciutta e dei pistacchi,
la compagna stava sbrigando le faccende di casa

Nell’appartamento (modesto) c’erano pure due gattini. Il boss non ha opposto resistenza, le forze dell’ordine non hanno rinvenuto armi nei locali occupati dalla coppia. C’erano soldi, ma non tantissimi, si è parlato di una quantità non eccessiva di denaro.

Nel covo trovati documenti, ora al vaglio degli inquirenti

Nel corso della perquisizione domiciliare sono stati rinvenuti documenti, delle carte, dei «pizzini». Tutto materiale affidato alle analisi degli inquirenti, chiamati a decriptare gli eventuali codici utilizzati dal clan di Cupa dell’Arco sia per nascondere la contabilità relativa agli affari (illeciti, naturalmente) sia le strategie da attuare.

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