Fondamentale sarà per gli inquirenti riuscire a recuperare contatti ed eventuali chat, materiale audio e video, dal telefono cellulare in uso a Sillah Osman, il 34enne del Gambia, arrestato a Napoli nei giorni scorsi e sospettato di far parte di una cellula terroristica di matrice islamica, pronta soltanto ad essere «innescata».
Da quanto si evince, pure dall’interrogatorio a cui è stato sottoposto il presunto soldato dell’Isis, si tratterebbe di un aspirante jihadista, da utilizzare per attentati in Europa
Un carosello di fuoristrada dell’Isis
Sillah si trova recluso presso la casa circondariale di Bellizzi Irpino. La custodia in carcere si è resa necessaria, perché per il gambiano, è stato evidenziato il pericolo di fuga. L’indagato, secondo l’accusa, sarebbe «a conoscenza di numerosi elementi di indagine che lo indurrebbero certamente a dileguarsi, e che non incidono sul punto le parziali ammissioni operate. Sussiste altresì il pericolo di inquinamento delle prove, atteso che vi è necessità di acquisire elementi di prova in ordine alla esistenza di una rete ulteriore di soggetti in rapporto con Sillah», annota il giudice per le indagini preliminari Anna Laura Alfano.
Si indaga ancora per trovare tracce e far emergere la rete dei contatti e quella sorta di network interno, attraverso il quale sono state smistate direttive e scambiati dati tra i componenti del presunto gruppo
Il sospetto è che presto sarebbe arrivata comunicazione a Sillah da parte della base, per la eventuale partecipazione ad azioni «militari», da compiere però contro civili inermi. Il 34enne si trova su territorio italiano da un anno e mezzo. Il primo dicembre del 2016 sbarca a Palermo, proveniente dalla Libia. Sulla nave militare belga Louise-Marie, insieme a Sillah ci sono altri 171 migranti (i gambiani, in totale, sono dieci). Poi il 34enne si sposta in Puglia; a Bari il 21 dicembre del 2016, viene sottoposto a un nuovo foto segnalamento, in seguito alla richiesta di protezione internazionale.
Alagie Touray e Sillah Osman
Il profugo addestrato in un campo del Daesh
Un profugo, dunque, che però in base agli elementi raccolti dagli inquirenti e in virtù di alcune sue stesse ammissioni, sarebbe stato istruito all’uso delle armi in un campo di addestramento del Daesh, in Libia, e avrebbe compiuto il giuramento che lo lega all’Isis, rendendolo di fatto, un soldato di Allah. Sillah è stato fermato prima di poter essere «attivato». Ad aprile scorso è stato invece fermato, a Licola, il 21enne Alagie Touray. Anche lui gambiano, ha dichiarato di aver preso parte all’addestramento in Libia insieme a Sillah. Touray è stato fondamentale per rintracciare il 34enne, descritto tra l’altro come appassionato di musica reggae e di Bob Marley. Quello di Sillah è un profilo alquanto anomalo. Acclarata l’assunzione – da parte sua – di sostanze stupefacenti spesso associata al consumo di alcol. Tale abitudine, che poco si sposa con i dettami dell’Islam, avrebbe avuto gravi ripercussioni sul suo equilibrio psichico.