L’arte fa rivivere il vulcano più famoso del mondo. Una tela coloratissima di 32 metri, come un affresco sul soffitto della sala del Toro Farnese: c’è ancora l’odore della polvere da sparo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli che ospita fino al 20 maggio «Nel Vulcano, Cai Guo-Qiang e Pompei», personale dell’artista cinese già Leone d’oro alla Biennale di Venezia, «create» dalla spettacolare esplosione avvenuta nell’Anfiteatro di Pompei.
Fino al 20 maggio al Mann,
la personale «esplosiva»
di Cai Guo-Qiang
Le opere immediatamente ‘scavate’ (tele di diverse dimensioni e copie di oggetti legati alla vita quotidiana dell’antichità, ma anche riproduzioni di celebri sculture del Mann come Venere Callipigia, Ercole ed Atlante farnese, il busto di Pseudo-Seneca) subito dopo la performance pompeiana sono state disseminate negli spazi museali, dalla Collezione Farnese alla sezione affreschi, dall’atrio ai mosaici, per raccontare un legame indissolubile tra passato e presente, cultura orientale ed occidentale.
In mostra, anche dipinti
con la polvere da sparo creati
a New York, e per concludere il viaggio, una barca,
ancorata alla parete e affiancata
dagli affreschi di Pompei
«Quando l’eruzione del Vesuvio seppellì l’antica civiltà la natura creò un capolavoro avente come medium la catastrofe, preservando eredità monumentali come una capsula del tempo-spazio» spiega Cai Guo-Qiang.
Il progetto è stato realizzato con il supporto organizzativo della Fondazione Morra. «Grazie all’opera di Cai Guo-Qiang, il folclore, le suggestioni e la potenza delle tradizioni orientali si collocano, prepotenti, nelle sale del Mann, dimostrando che la condivisione culturale nasce da un’analoga capacità di guardare il mondo con la curiosità di cui parlavano gli antichi», afferma il direttore del Museo, Paolo Giulierini, sottolineando che al Mann, non casualmente, è presente in questi giorni anche la mostra sull’archeologica dell’antico Sichuan (fino all’11 marzo) a testimonianza di un dialogo costante con la Cina.