di Giancarlo Tommasone
È in atto una manovra per silurare e affossare politicamente Vincenzo De Luca; il piano è ordito da una fronda interna al Partito democratico. In tale ottica, dunque, si deve leggere l’attacco frontale che il governatore della Campania ha sferrato, con le sue dichiarazioni su lavoro e sicurezza, proprio contro i Dem: «Sul tema della sicurezza, che non riguarda solo i migranti – ha detto De Luca a margine di una conferenza stampa – nel Pd non è che ci siano dei ritardi, ma una totale assenza di un programma. Non si capisce che i due bisogni fondamentali dei cittadini sono il lavoro e la sicurezza. Su questo, nel Pd non c’è nulla».
Più chiaro di così non poteva essere. Non ha perso
tempo a rispondergli Andrea Orlando.
L’ex ministro della Giustizia, a capo della fazione anti governatore, si è così espresso: «Ci si aspetterebbe da De Luca che parlasse anche di camorra, invece sembra dalle sue dichiarazioni che il problema della sicurezza siano i nigeriani». Lo scontro è aperto e si combatte dove capita, quasi seguisse i dettami e le tecniche della guerriglia urbana. L’obiettivo del Pd è assolutamente chiaro, lo ha ribadito lo stesso Orlando alla festa dei Giovani democratici a Portici.
Al Granatello l’ex ministro ha aperto a de Magistris,
invitandolo di fatto nella coalizione di centrosinistra
per governare a Palazzo Santa Lucia dal 2020 in poi.
Bisogna sottolineare che a Portici, invitato in extremis, De Luca non si presenterà. Non mancherà, invece, il sindaco di Napoli. Tra ultras della Curva B del San Paolo (per la partita degli azzurri contro la Fiorentina) e i supporter arancioni del Granatello, Giggino oggi potrà compiere un’altra tappa del tour elettorale che ha già cominciato da tempo. Anche se al momento non può ancora dirlo apertamente.
In tutto questo fa un po’ tristezza la manovra
dell’ala orlandiana del Pd contro De Luca.
Soprattutto perché si ha intenzione di far entrare in un soggetto politico allo stremo, se non addirittura «morto» come il Partito democratico, gli arancioni e il loro capitano Giggino. Che del resto approfitta di ogni filo di consenso. «Non butta via niente», come si dice negli strati popolari a lui così cari. Tutto fa brodo e fa soprattutto voti: ultras delle Curve, radical chic della Posillipo, borghesi dei Distinti o della Nisida.
Accanto a loro i compagni dei centri sociali, i simpatizzanti
di sempre del sindaco e naturalmente, i grillini.
Questi ultimi andrebbero ad appoggiare de Magistris perché sono interessati ad avere mani libere sul Comune, nel momento in cui si decidesse di mantenere l’accordo, di cui Stylo24 ha ampiamente scritto. Patto che porterebbe Giggino a Palazzo Santa Lucia e un pentastellato a Palazzo San Giacomo.

Tornando invece all’apertura del Pd verso il mondo arancione, non dimentichiamo che circa un mese fa, Tommaso Ederoclite, nel corso di un’intervista, avanzò l’ipotesi, in occasione delle prossime Regionali, di recuperare (vedi alla voce riciclare nei Dem), parte della classe dirigente di de Magistris. Non sappiamo davvero Ederoclite a chi si riferisse. Non sappiamo quale sia la classe dirigente del sindaco, visto che il Comune è in pre-dissesto, diverse partecipate sono state costrette a portare i libri in tribunale, e i servizi in città sono ridotti al lumicino.
Peraltro, lo stesso capogruppo in consiglio comunale a Napoli, Federico Arienzo, non è che si sia distinto in questi anni (a differenza, ad esempio, della senatrice Valeria Valente) per una opposizione dura e intransigente agli arancioni. «Tutto dipende dagli equilibri in città metropolitana – dice un dem a Stylo24 – quella è la camera di compensazione che serve al sindaco per tenere a freno, nel capoluogo, gli ardori, che poi ardori di per sé non sono, del Partito democratico e dei Cinque Stelle».